PCR e Tamponi:
Dal documento:
È giunto il momento di decidere se consentiremo a questo tipo di fascismo medico di persistere e di avere un impatto sul futuro dei nostri figli. O se finalmente diremo di NO alla politica tirannica dei governi.
https://www.fda.gov/media/134922/downloadTAMPONI FASULLI
I TAMPONI COVID-19 PRODUCONO FINO al 95% di FALSI POSITIVI: CONFERMATO dall’ISTITUTO SUPERIORE di SANITÀ
Dopo aver dimostrato come le stesse autorità sanitarie Europee e Americane affermino che il virus non è mai stato isolato, come in un uno-due pugilistico, vedremo ora come le stesse autorità sanitarie, in primis il nostro Istituto Superiore di Sanità, ammettono che i tamponi Covid-19 sono del tutto inaffidabili. Ho già scritto alcuni post e articoli su come i tamponi e i test sierologici per il Covid-19 siano inaffidabili, di fatto senza alcun significato perché senza nessun vero legame con un presunto virus SARS-Cov2, che non è mai stato isolato.
Abbiamo anche visto come tale inaffidabilità sia stata addirittura certificata dalla Commissione Europea e dall’Istituto Superiore di Sanità, che nell’Aprile-Maggio scorso hanno pubblicato documenti dove affermavano che in Europa circolavano 78 tamponi diversi, di cui nessuno validato da organismi indipendenti, nessuno valutato o autorizzato preventivamente, e addirittura la stragrande maggioranza dei quali non dichiarava neppure quali sequenze geniche utilizzasse, e quindi potenzialmente contenenti qualsiasi cosa. A questo punto ho voluto approfondire la cosa, e ho scoperto ulteriori elementi, sia scientifici che legali.
La situazione normativo-regolatoria
Innanzitutto, va detto che i tamponi rientrano nella nuova normativa REGOLAMENTO (UE) 2017/746 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 5 aprile 2017 relativo ai dispositivi medico-diagnostici in vitro e che abroga la direttiva 98/79/CE.
Nella normativa precedente abrogata, in generale bastava l’apposizione del marchio CE, che è un marchio relativo soprattutto alla sicurezza; e solo per alcuni dispositivi diagnostici in vitro elencati nell’Allegato II, e aventi a che fare con i virus già conosciuti (HIV 1 e 2, HTLV I e II e dell’epatite B, C e D), si richiede la valutazione tecnica e di efficacia da parte di un Organismo Notificato, ovvero un organismo di validazione riconosciuto dalla EU. Ora, sappiamo dal Documento della Commissione Europea del 16 Aprile scorso che nessuno dei 78 modelli di test tampone in circolazione a quella data sono stati valutati o sottoposti a qualsiasi organismo di valutazione riconosciuto, e che addirittura ciò non sarebbe stato neppure possibile dato che quasi nessuno di quei 78 tamponi mette a disposizione una adeguata scheda tecnica, inclusa la specifica delle sequenze geniche utilizzate. Come è possibile? In fondo, il SARS Cov2 dovrebbe essere un virus anche più importante di quelli dell’epatite o dell’HIV, che non hanno mai portato alla chiusura dell’economia e della vita sociale di intere nazioni. E’ possibile perché il Regolamento della Direttiva 98/79 CE elenca solo i virus suddetti, ed essendo il SARS Cov 2 un nuovo virus non è incluso.
Già, ma abbiamo appena visto che tale regolamento è stato abrogato dal regolamento del 2017, che a sua volta pone requisiti ancora più stringenti di quello precedente, richiedendo valutazioni preliminari di efficacia da parte di organismi di validazione riconosciuti per tutti i dispositivi diagnostici in vitro in cui rientrano anche i tamponi Covids-19. E allora perché sono stati autorizzati in commercio test tampone privi di qualsiasi validazione o anche solo valutazione preliminare, e addirittura privi delle specifiche sulle sequenze geniche utilizzate?
Perché l’Italia ha fatto scuola, e il motto “fatta la legge trovato l’inganno” è diventato motto europeo: il Regolamento 2017/46 del 5 Aprile 2017 entrerà in vigore, per i dispositivi diagnostici in vitro, solo il 26 Maggio 2022 !
E con questo i tamponi Covid-19 hanno goduto dell’interregno, non essendo inclusi, in quanto relativi a un virus nuovo, nel Regolamento del ’98; e non essendo ancora sottoposti a un Regolamento del 2017 che li avrebbe messi tutti fuori legge, ma che non entrerà in vigore se non a metà del 2022 !
La domanda che occorre porsi, e che non può non avere rilevanza anche giuridica, è: questi tamponi sono del tutto privi di valutazione e validazione, e sono in circolazione solo grazie al fatto che si è creato un vuoto normativo tra Regolamento del 1998, che limitava la lista dei virus solo a quelli conosciuti (ma che per analogia dovrebbe applicarsi anche ai nuovi emergenti) e Regolamento del 2017, che abroga quello del ’98 ma entra in vigore solo nel 2022; se insomma questi tamponi Covid-19 sono utilizzati solo grazie ad una anomalia legislativa, e nel 2022 sarebbero del tutto illegali; è ammissibile che a tali tamponi, in vita per puro miracolo o distorsione giuridica, si affidino le sorti di intere nazioni e dell’intera economia mondiale ?
Ovviamente no, non dovrebbe essere ammissibile, e se lo sarà, sarà solo perché la forma giuridica viene fatta prevalere sulla sostanza giuridica.
Veniamo però alla sostanza scientifica dei tamponi. Il primo argomento è che sono del tutto senza significato perché il virus non è mai stato isolato, e dunque non esiste nessun marker realistico che ne supporti l’azione. Questo è discorso che ho affrontato in dettaglio altrove; ma sembra che su questo punto le orecchie di chi dovrebbe intervenire tendono a restare chiuse (anche se noi continueremo a gridare la verità). Facciamo dunque finta che non sia questo il problema, che il virus sia stato isolato. Vedremo che anche da questo punto di vista, i tamponi restano del tutto inaffidabili e privi di significato.
La questione della mutazione del virus
Uno dei problemi fondamentali è la continua mutazione del virus. Come scrive lo stesso Istituto Superiore di Sanità (confermando quello che vado dicendo da sempre):
“…il virus infatti può mutare e nuove sequenze nucleotidiche depositate nelle banche dati possono rivelare se queste mutazioni possano a loro volta rendere un particolare test meno efficace o addirittura inefficace…È importante puntualizzare che per la diagnostica di questo virus emergente, con uno stato dell’arte in evoluzione, le reali prestazioni del dispositivo osservate possano differire rispetto a quelle determinate dallo studio iniziale delle prestazioni condotto dal fabbricante ai fini della marcatura CE, in uno stato dell’arte precedente.” (Gruppo di Lavoro ISS Test Diagnostici COVID-19, Dispositivi diagnostici in vitro per COVID-19. Parte 2: evoluzione del mercato e informazioni per gli stakeholder , Rapporto ISS COVID-19 n. 46/2020, 23 Maggio 2020, p. 8).
Come ho sempre sostenuto anch’io: se al GISAID, dove si raccolgono le sequenze geniche del SARS-Cov 2, ci sono oltre 100.000 sequenze diverse, e aumentano costantemente, che valore ha un tampone messo a punto nel febbraio 2020 e utilizzato nel Luglio 2020, quando il virus era certamente modificato ?
Per capire ciò, basterebbe dire che la gran parte dei tamponi in circolazione sono stati strutturati (se lo sono stati) sul virus sequenziato dai Cinesi a Wuhan. Ma in Italia sono stati sia lo Spallanzani che il San Raffaele a fornire sequenziamenti genici diversi, ed entrambi, oltre a pseudo-isolare il virus con le stesse metodiche farlocche che ho descritto altrove (), hanno subito messo in chiaro che si trattava di virus modificati rispetto a quello isolato in Cina (Capobianchi M.R. et al., Molecular characterization of SARS-CoV-2 from the first case of COVID-19 in Italy, Clin Microbiol Infect, 2020 Jul;26(7):954-956.); e in uno studio organizzato da diversi centri medici italiani (Sacco, San Raffaele, etc.), quando hanno analizzato 59 campioni di liquido da pazienti Covid-19 da diversi centri del Centro e Nord Italia, hanno trovato una notevole mutazione, al punto da trovare :
“A mean of 6 nucleotide substitutions per viral genome was observed, without significant differences between synonymous and non-synonymous mutations, indicating genetic drift as a major source for virus evolution.” (Lai A. et al., Molecular Tracing of SARS-CoV-2 in Italy in the First Three Months of the Epidemic, Viruses 2020, 12, 798; doi:10.3390/v12080798.)
“Una media di 6 sostituzioni nucleotidiche per ogni genoma virale, senza differenze significative tra mutazioni sinonime e non sinonime, delineando così una deriva genetica come importante fonte dell’evoluzione del virus.”
Da questo studio si evince che non solo il virus muta da continente a continente, da nazione a nazione, ma addirittura da provincia a provincia, e di fatto da persona a persona !
Ci sono dunque 7 miliardi di virus diversi che solo si assomigliano ?
Esiste un virus talmente magico da incorporare 7 miliardi di mutazioni ?
E soprattutto: a cosa serve, in questo quadro, un test tampone universale, che ha solo una o al massimo 3 sequenze geniche ?
Come afferma lo stesso ISS, “…queste mutazioni possano a loro volta rendere un particolare test meno efficace o addirittura inefficace”, e tuttavia nessuno, tra le autorità politiche o giuridiche, si preoccupa di verificare se i tamponi che sostengono e mantengono la pseudo-pandemia, siano o no corrispondenti alle innumerevoli mutazioni di questo super-virus !
La costante mutazione del SARS-Cov2, tale da renderlo di fatto irriconoscibile, è stata confermata anche a livello internazionale: un articolo americano, che include anche Robert Gallo tra gli autori, ha riscontrato decine di mutazioni crescenti nel tempo in parallelo con la presunta diffusione del virus dall’Asia all’Europa agli USA (Pachetti M. et al., Emerging SARS-CoV-2 mutation hot spots include a!novel RNA-dependent RNA polymerase variant, J Transl Med (2020) 18:179 .); mentre un autore asiatico ha analizzato 85 diverse 6sequenze genomiche SARS-Cov2 disponibili presso GISAID, e ha trovato ben 53 diversi ceppi SARS-Cov2 provenienti da varie aree della Cina, dell’Asia, dell’Europa e degli Stati Uniti (Phan Tung, Genetic diversity and evolution of SARS-CoV-2, Infection, Genetics and Evolution, 81 (2020), 104260.).
Insomma, se il virus muta costantemente, allora il test tampone è inutile, perché va a cercare un virus sempre precedente e sempre diverso rispetto a quello attualmente in circolazione. Basterebbe questo da solo per capire che il tampone Covid-19 il test è completamente, al 100%, fallace !
Questo è davvero ciò che accade nella realtà.
Il “Drosten PCR Test” e il test dell’Institute Pasteur, i due test considerati i più affidabili (sebbene nessuno dei due lo sia stato convalidato esternamente), entrambi utilizzano un test del gene E, anche se il test di Drosten lo utilizza come test preliminare, mentre l’Institut Pasteur lo utilizza come test definitivo. Secondo gli autori del Drosten test, il test E-gene è in grado di rilevare tutti i virus asiatici, essendo così al contempo molto aspecifico (tutti i ceppi viruali) e limitato ad un’area geografica (Asia).
Ancora, il test Institut Pasteur, uno dei più adottati in Europa, utilizza il test E-Gene come test finale, anche se è ormai noto che il virus (o virus) SARS-Cov2 che si ritiene circolino in Europa sarebbero diversi da quelli asiatici. E poi ad aprile, l’OMS ha cambiato l’algoritmo “… raccomandando che da ora in poi un test può essere considerato positivo anche se solo il dosaggio del gene E (che probabilmente rileverà tutti i virus asiatici!) dà un risultato positivo”. Insomma, per OMS ed epigoni, tutto fa brodo pur di mantenere la tragica farsa della pandemia!
La questione dei cicli (runs) della RT-PCR
Un’altro grave problema dei tamponi, che utilizzano la metodica della RT-PCR, è che l’affidabilità di tale metodica dipende dal numero di cicli (replicazioni) che vengono usati per trovare il virus SARS-Cov2. Prof. Stephen Bustin, una delle autorità mondiali di PCR, ha scritto in un recente articolo relativamente alla identificazione della presenza di SARS-Cov 2:
“…the most widely used method is quantitative fluorescence-based reverse transcription polymerase chain reaction (RT-qPCR). Despite its ubiquity, there is a significant amount of uncertainty about how this test works, potential throughput and reliability.”(Bustin S.A, Nolan T., RT-qPCR Testing of SARS-CoV-2: A Primer, Int. J. Mol. Sci. 2020, 21, 3004; doi:10.3390/ijms21083004, p. 1).
“…il metodo più utilizzato è la Reazione a catena delle polimerasi quantitativa a trascrizione inversa basata sulla fluorescenza (RT-qPCR). Nonostante la sua ubiquità, c’è un significativo livello di incertezza su come funziona questo test, sulla sua potenziale produzione e affidabilità.“
Probabilmente questo è dovuto anche e soprattutto alla questione dei cicli di PCR che vengono normalmente effettuati coi tamponi. In una intervista al compianto David Crow, prezioso ricercatore canadese, Bustin afferma:
“…the cycle number per se is not a good measure…most instruments, when you get above a cycle number of 35, then you start worrying about the reliability of your result…so, you want to be sure that your results are within the 20 to 30 cycles…”
“…il numero di cicli di per sé non è una buona misura…la maggioranza degli strumenti, quando sali oltre il numero di 35 cicli, cominci a preoccuparti sull’affidabilità dei tuoi risultati…quindi, vuoi assicurarti che i tuoi risultati siano prodotti dai 20 a un massimo di 30 cicli…”.
Il bello che cercano un virus inesistente in natura, ma esistente nei computer dei laboratori che lo hanno inevntato e creato, per fare i brevetti per i successivi sieri genetici spacciati per Vaccini….
E dato che la maggioranza dei tamponi sale fino e oltre i 40 cicli, Crow domanda a Bustin:
“…if you get up to 40 cycles, you could get a ghost, the PCR could string bases together casually…”
“…se sali a 40 cicli, potresti produrre un fantasma, la PCR può iniziare a raccordare assieme basi nucleotidiche in modo casuale…”
E Bustin risponde: “I would be very unhappy about 40 cycles…”;(David Crow, The Infectious Myth: )
“Sarei molto scontento a 40 cicli…”.
Vediamo quindi quanti cicli vengono normalmente usati nei tamponi. Forse vi ricordate della recente polemica, alimentata dal dr. Remuzzi del San Raffaele, per cui i tamponi che trovano il virus solo con un’alto numero di cicli si riferiscono a casi di bassissima viralità, considerata non infettiva:
“Remuzzi riferisce che la positività nei tamponi dello studio del Mario Negri emergeva solo dopo 34-38 cicli di amplificazione. Ma più si amplifica, più il segnale si fa debole e incerto, facendo pensare a tracce di Rna virale ormai residuali e inattive. Niente infezione, insomma.”( tratto da: Luca Carra, Debolmente positivi: realtà o illusione?, Internazionale, 23 Giugno 2020.).
Questo è in accordo con ciò che sostiene il Prof. Bustin: sopra i 35 cicli, l’affidabilità del tampone crolla, e al massimo, per salvare la baracca, si può sostenere che si tratta di presenza di virus talmente debole da non essere più infettivo. La sostanza non cambia: che il virus venga creato dalla PCR come un “fantasma”, come sostengono Crow e Bustin, o che esso sia senza nessuna carica virale, perché si conti una a utilizzare questi risultati da tampone per terrorizzare la gente e prorogare vari tipi di lockdown ?
E che i tamponi utilizzino normalmente sopra i 35 cicli di PCR è confermato da questa tabella che riporta una serie di diversi tamponi e la media del loronumero di cicli :
La tabella presenta un campione di 6 dei 22 tamponi analizzati da FIND (Foundation for Innovative New Diagnostics) , la più autorevole organizzazione di valutazione degli strumenti diagnostici, presa come riferimento dallo stesso Istituto Superiore di Sanità italiano (per la tabella completa vedi: ).
Come si vede dalla tabella, i tamponi sono tutti sopra i 35 cicli; e si consideri che i numeri dati sono medie, il che significhi che nel 3-40% dei casi si sale anche sopra i 40 cicli !
E la cosa è confermata anche per il test Xpert Xpress di Cepheid, che la FDA americana ha ritenuto così importante e affidabile da conferire a questo test un’autorizzazione di emergenza, saltando tutti i passaggi di verifica. Ebbene, anche questo test così importante, adotta un numero di cicli eccessivo:
La media riferita al gene E, che è comunque aspecfifico e tipico di tuti i coronavirus, è attorno ai 34-35 cicli; ma la media riferita al gene N2, che dovrebbe essere più specifico del SARS-Cov2 (vedremo che non è così neppure per questo gene), si attesa attorno a 37-38 cicli !
Questo significa che nella maggioranza dei casi i tamponi danno o risultati fantasma, o se anche “beccano” il virus, lo trovano in uno stato talmente indebolito da non costituire più nessun pericolo. Questo significa anche che dunque non c’è più nessuna motivazione per terrorizzare con lo spettro dei positivi asintomatici, perché come minimo si tratta di individui incapaci di infettare alcunché. Ma la verità, come stiamo per vedere, è che i tamponi producono risultati senza nessun significato, risultati fantasma o comunque non indicativi della presenza del SARS-Cov 2 .
La questione della cross-reattività, o mancanza di specificità.
Prendiamo i tre più importanti modelli di test-tampone, utilizzati da molti dei tamponi circolanti, quello della OMS, quello tedesco-europeo del gruppo di Drosten, e quello del CDC americano. Quello della OMS, come abbiamo già visto altrove, è talmente a rischio di aspecificità (ovvero di cogliere col tamponi virus o particelle simil-virali diverse dal SARS-Cov2) che in uno dei suoi 3 primers (le sequenze geniche con cui si va alla ricerca del virus) c’è addirittura una sequenza genica tipica del DNA umano, quella del cromosoma 8:
Qui il rischio di far venire il tampone positivo anche senza nessun virus presente è ovviamente molto alta, visto che tutti gli esseri umani possiedono quella sequenza CTCCCTTTGTTGTGTTGT come parte del loro corredo genico.
Il CDC americano utilizza invece altre sequenze geniche, relative al gene N del virus, quello del suo nucleocapside. Questa scelta di focalizzarsi sul gene N, nelle sue due versioni N1 e N2, è dovuto al fatto che il gene E “… also detects SARS-related coronaviruses” (“rileva anche altri SARS-coronavirus” : Wagginer J et al., Triplex Real-Time RT-PCR for Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2, Research Letter, Volume 26, Number 7—July 2020). Questo mostra come il tampone OMS possa, in aggiunta a legarsi al genoma umano, identificare altri coronavirus scambiandoli per il SARS-Cov 2.
Ma che garanzie ci sono che i geni N1 e N2 siano invece più specifici? Tutti i coronavirus hanno un nucleo-capside, e dunque geni del tipo N. Il CDC sostiene che il gene N2 è specifico del SARS-Cov2; ma anche su questo non c’è accordo, dato che per alcuni ricercatori non è così:
“…we found out that only one of them (RdRP_SARSr-P2) was almost specific for the new coronavirus and the other introduced probes would detect the other types of coronaviruses. In this regard, the false-positive test results may extend for COVID-19” (Kakhki RK et al, COVID-19 target: A specific target for novel coronavirus detection, Gene Reports 20 (2020) 100740.)
“…abbiamo trovato che solo uno di loro (il gene RdRP-SARSr-P2) è quasi specifico per il nuovo coronavirus, mentre le altre “sonde” (sequenze geniche) rilevano anche altri tipi di coronavirus. Sotto questo aspetto, i risultati con falsi positivi possono ampliarsi in rapporto al Covid-19.”
Ciò significa che non c’è alcuna sicurezza neppure sulla specificità del gene N2 usato dal modello della CDC, specie se si considera che appunto i geni N sono tipici di tutti i coronavirus. E si noti come gli autori, anche per il gene che ritengono specifico, lo definiscono “quasi” specifico, nel senso che anche quello non è completamente specifico !
E quando veniamo al test di Drosten, il test-tampone europeo, le cose diventano anche più evidenti. Innanzitutto, vediamo qui in modo apertamente dichiarato, che questi isolamenti e definizioni del virus sono tutte elaborazioni al computer, senza nessuna presenza fisica del virus:
“The present report describes the establishment of a diagnostic workflow for detection of an emerging virus in the absence of physical sources of viral genomic nucleic acid.”(Corman V et al, Detection of 2019 novel coronavirus (2019-nCoV) by real-time RT-PCR, Euro Surveill. 2020 Jan 23; 25(3): 2000045, p.10.)
“Il presente documento descrive la realizzazione di un processo diagnostico per il rilevamento di un virus emergente in assenza delle fonti fisiche degli acidi nucleici genomici virali”.
Quindi qui l’astrazione dei tamponi dall’effettivo virus è dichiarata apertamente, e appare evidente anche dalla tabella delle sequenze geniche utilizzate dal gruppo di Drosten:
Come si vede, il tampone di Drosten utilizza tutti e 3 i geni, E, N e RdRP. Ma se confrontiamo la sequenza genica del SARS-Cov 2 con quella del SARS-Cov originario (al penultimo posto nella lista), vediamo che:
- il gene E del SARS-Cov 2 è identico al 100% a quello del SARS-Cov1, e probabilmente a quello di tutti i SARS coronavirus (nella penultima riga non ci sono variazioni di lettere);
- Il gene N ha una sola variazione, una C invece di una T, al 15° posto della sequenza del Reverse primer. Questa è una variazione di appena 1/64esimo, ovvero di appena l’1.5%. Le possibilità di confusione e cross-reattività (rilevare un SARS virus diverso dal SARS-Cov2) è molto elevata.
- Il gene RdRP è l’unico che ha 5 variazioni su 64, di nuovo non una grande differenza, anche se meglio degli altri due (e per questo gli autori sopra lo hanno definito “quasi” specifico).
Insomma, in totale abbiamo una differenza di soli 6 nucleotidi su 214, una percentuale di appena il 2.8%. E per questo anche quando autori indipendenti hanno testato l’efficienza del test Drosten hanno concluso che il test dimostrava:
“…a lot of cross-reactions with Coronavirus BtRs-BetaCoV (MK211374- MK211378), SARS coronavirus Urbani (MK062179-MK062184), Bat coronavirus (KY770858-KY770859), SARS coronavirus (AH013708-AH013709), and others”.
“…elevata cross-reattività con i Coronavirus BtRs-BetaCoV (MK211374- MK211378), SARS coronavirus Urbani (MK062179-MK062184), Bat coronavirus (KY770858-KY770859), SARS coronavirus (AH013708-AH013709, e con altri.”
E anche il gene RdRP, che dovrebbe essere più specifico
“…covers many coronavirus isolates, including Bat SARS-like Coronavirus (MG772904-MG772932), Rhinolophus pusillus Coronavirus (KY775091), Bat SARS-like Coronavirus (MG772903) and many others” (Kakhki RK et al, COVID-19 target: A specific target for novel coronavirus detection, Gene Reports 20 (2020) 100740.)
“…copre molti altri isolati di coronavirus, inclusi Bat SARS-like Coronavirus (MG772904-MG772932), Rhinolophus pusillus Coronavirus (KY775091), Bat SARS-like Coronavirus (MG772903), e molti altri.”
vedi qui: la virologia è tutta FALSA:
https://pattoverascienza.com/?s=lanka
Insomma, tutti i principali test-tamponi mancano di specificità, e sono affetti da un elevata cross-reattività, ovvero producono un elevata quantità di falsi positivi. Questa verità, che dovrebbe porre immediatamente fine alla follia della pseudo-pandemia spinta da questi tamponi farlocchi, è da ultimo, last but not least, apertamente confermata dallo stesso Istituto Superiore di Sanità, organismo del governo italiano.
ISS del Governo Italiano: in questa situazione epidemica, i test-tampone danno fino al 91% di falsi positivi !
Nel documento Dispositivi diagnostici in vitro per COVID-19. Parte 2: evoluzione del mercato e informazioni per gli stakeholder (), del 23 Maggio 2020, l’Istituto Superiore d Sanità fa una analisi approfondita dei dispositivi test-tampone in circolazione, sottolineando la tensione esistente tra sensibilità, la capacità di rilevare quanto più RNA virale possibile, e la specificità, ovvero la necessità che tale RNA virale si riferisca solo al virus che si sta cercando, in questo caso il SARS-Cov2.
“Un test molto sensibile nel rilevare il bersaglio di interesse ha maggiori probabilità di rilevare anche bersagli correlati ma distinti che non sono di interesse, vale a dire che può essere meno specifico.”(Gruppo di Lavoro ISS Test Diagnostici COVID-19, Dispositivi diagnostici in vitro per COVID-19. Parte 2: evoluzione del mercato e informazioni per gli stakeholder , Rapporto ISS COVID-19 n. 46/2020, 23 Maggio 2020, p. 6).
L’ISS spiega poi che tale tensione è modulata da un altro fattore, ovvero quello di “prevalenza”. In ambito epidemiologico, la prevalenza descrive la percentuale di popolazione affetta da una certa patologia. Nel caso di una patologia presuntivamente virale come il Covid-19, la prevalenza indica quanti malati attuali di Covid-19 ci sono sul totale della popolazione.
Perché questo dato è importante in rapporto alla affidabilità dei test-tampone? Perché maggiore è la percentuale di popolazione affetta, maggior è la circolazione del virus, e quindi maggiore è la probabilità che il test-tampone rilevi effettivamente quel virus anziché altri, riducendo così il gap tra sensibilità e specificità.
L’ISS riprende una tabella che considera l’effetto della prevalenza sull’efficacia dei tamponi. La tabella è stata pubblicata da FIND, autorevole organizzazione internazionale già vista sopra; e così, il dato che emerge dalla tabella FIND, accettato e riproposto dal’ISS, ha valore non solo per l’Italia, ma per tutto il mondo.
Scrive l’ISS a introduzione della Tabella:
“Nella tabella che segue, tratta dal documento Rapid diagnostic tests for COVID-19 (FIND, Rapid Diagnostic Tests for Covid-19: ), viene mostrato con un esempio numerico come la capacità di identificare correttamente i positivi (colonna PPV) sia correlata sia alla sensibilità e specificità del test, sia alla prevalenza del marcatore nella popolazione target, esemplificata da quattro coorti di 1.000 individui con quattro diversi valori di prevalenza: 2%, 5%, 10% e 30%. “
Quindi, la capacità del test di rilevare correttamente la presenza del virus dipende da 3 fattori, tutti considerato nella tabella, ovvero sensibilità e specificità, ma alla luce della prevalenza; e la Tabella prende in considerazione 4 livelli di prevalenza: 2%, 5%, 10% e 30%. Prima di vedere la Tabella, vediamo a quale dei quattro gruppi appartiene la situazione Italiana (e di riflesso anche quella degli altri paesi, in cui il livello di prevalenza non si discosta molto da quello italiano). Quello che segue è la situazione Covid-19 in Italia al 25 Settembre 2020:
Il numero da considerare è quello degli attuali positivi, ovvero 47,718, che rappresenta appena lo 0.079% della popolazione italiana, assai distante persino dal livello più basso del 2%. Anche se volessimo esagerare, e prendere in considerazione il totale dei casi che ci sono stati dall’inizio a oggi, avremmo che il numero di 306,235 è pari allo 0.5% della popolazione italiana. Utilizzare questo secondo numero è statisticamente del tutto errato, ma l’ho fatto per sottolineare come neppure prendendo tutti i casi Covid-19 ufficiali (cioè CON Covid e non PER Covid) emersi dall’inizio della pseudo-pandemia ad oggi, si arriverebbe neppure lontanamente al 2% della popolazione. Vediamo finalmente la Tabella:
Il numero decisivo è il PPV, ovvero la capacità del test di rilevare effettivamente il virus. I numeri che ci interessano sono quelli legati al livello del 2%, che nel caso dell’Italia è in realtà molto più basso, assestandosi attorno allo 0.1%. Questo significa che i numeri di questa Tabella sono addirittura ottimisti, anche al livello del 2%, e più avanti faremo anche la proiezione della Tabella sul livello dello 0.1%.
Intanto, qui vengono considerati 3 modelli di tampone: quelli ad alta performance, a media performance, e a bassa performance. Al livello di prevalenza del 2%, questi sono i livelli di veri e falsi positivi dati dai tamponi:
Livello Veri positivi Falsi positivi
– 2% Alta performance 49.2% 50.8%
– 2% Media performance 14.8% 85.2%
– 2% Bassa performance 9.3% 90.7%
Quindi, nella migliore delle ipotesi, i tamponi danno il 50% di falsi positivi, e nella peggiore delle ipotesi danno quasi il 91% di falsi positivi! Mediamente, possiamo dire che i tamponi danno l’85,2% di falsi positivi!
In tutti i casi, l’Istituto Superiore di Sanità certifica che i tamponi sono del tutto inaffidabili ! Ci sarà qualche politico che avrà voglia di ascoltare questa verità ufficiale, che più ufficiale non si può ?
Qual’è il numero più probabile tra il 50% e il 91% di falsi positivi? Avendo visto in precedenza la inaffidabilità delle sequenze geniche dei principali tamponi, e soprattutto il fatto che tutti utilizzano più di 35 cicli di PCR, e dunque che i tamponi non possono che essere a bassa performance, il numero più realistico è il 91% di falsi positivi! Ma se anche fossero una via di mezzo, ad esempio il risultato della “media performance” dell’85%, le cose non cambierebbero. I tamponi sono del tutto inaffidabili, lo afferma lo stesso Istituto Superiore di Sanità e un’organizzazione autorevole internazionalmente come FIND: cosa si aspetta a far cessare la tragica farsa dei tamponi e dei positivi asintomatici?
E qui veniamo all’ultima considerazione, anche se non sarebbe neppure necessaria. I numeri che abbiamo visto si riferiscono al livello di prevalenza del 2%; ma in Italia oggi il livello è dello 0.1%. Un adeguato aggiustamento statistico richiederebbe un lavoro ad hoc. Ma se consideriamo che nel passaggio dal 30% di prevalenza al 2% (riduzione di 15 volte) i valori si riducono dal 95% al 49.3%, ovvero di circa la metà (50%); possiamo ragionevolmente valutare che passando dal 2% allo 0.1% (riduzione di 20 volte), i valori subiscano come minimo lo stesso dimezzamento. Questo significa che il range dei falsi positivi passa dal 50.3 al 75% nella migliore delle ipotesi; e dal 90.7 al 95% circa nella peggiore delle ipotesi.
Una ragione ancora più convincente per gridare con forza:
BASTA CON LA TRUFFA DI QUESTA FALSA PANDEMIA, che genera una prevalenza di appena lo 0,1% (mentre i modelli parlano di prevalenze fino al 30%!); e che si regge su tamponi che, secondo l’autorevole opinione di FIND ripresa dallo ISS italiano, producono fino al 95% di falsi positivi !
By: dr. Stefano Scoglio
Tratto da:
https://www.facebook.com/notes/stefano-scoglio/i-tamponi-covid-19-producono-fino-al-95-di-falsi-positivi-confermato-dallistitut/10219184857114453/?fref=mentions&__xts__[0]=68.ARDwwly7x8z_zQ6n6UzJdptpeW73bOdTjjqgJxdTpTpKwJsPplub1GpkuQXlnKnLljfhAV_iWo9zFLDUpG2GR8mNWM-cyvfXtZEucFLEvYJCc17supRHfb1W8s6i4grDeNljNuMw_GRwYPG0CWvw2H8N8Sk9c485m8GlFN5I_lVSvSN_e0yq3II6rQE56unp3rx8Zu5a7M4JCSNW8tA5D6IaTIddCPFxSuIRlNV-rz7kavO3mzhjhEHLNVRXU50MlFv1FzhW3a0jMvfPYDfu_DAdtQ9Pse0PGpoc5d8U20__knF98tflQCbAkep0r3d8OfMWAdULTMgt5h335-Y-520s
ATTENZIONE tutta questa “Supposta e FALSA PANDEMIA” è basata su FALSITA ? scientifiche le prove QUI: https://pattoverascienza.com/?s=lanka
Inoltre altra sintesi sul tema:
Stefano Scoglio : “Ecco perché siamo pieni di positivi : c’è un trucco nel test !”
Credo di aver abbondantemente dimostrato che i tamponi Covid sono del tutto inaffidabili, e servono solo per mantenere in piedi la tragica farsa degli asintomatici positivi che proroga all’infinito questa devastante falsa pandemia. Ma oggi ho scoperto un nuovo elemento di questa vera e propria truffa, la scelta di ridurre la positività al tampone al rilevamento di uno solo dei 3 geni che definirebbero il SARS-Cov 2.
Sapete anche che, pur sostenendo che il virus non è mai stato isolato e non esiste prova della sua patogenicità, cerco sempre di trovare le contraddizioni all’interno dell’impianto ufficiale che sostiene la narrativa pandemica. Ed è facendo questo che ho scoperto quest’ulteriore tassello della truffa. Altri magari l’avevano già scoperto. In effetti, sono stati allertato inizialmente da una dichiarazione del Prof. Palù, riportata proprio nell’articolo de La Verità che ha parlato anche di me e della nostra denuncia contro i tamponi:
“Se si usa un kit di tamponi, e poi si amplifica un solo gene, come si fa oggi
per velocizzare, si amplifica la sensibilità con il rischio di falsi
positivi.”
Quando ho letto questa frase mi si è acceso un campanello di allarme.
Ma è solo quando mi è capitato per mano un certificato di un tampone Covid, che ho capito. Questo è il certificato:
Come vedete, il test ha cercato 3 geni, il gene E, il gene RdRp e il gene N. Si tratta di 3 geni che sarebbero tutti e 3 caratterizzanti il SARS-Cov 2. Dunque, se il virus fosse presente, dovrebbero essere trovati tutti e 3, perché se il virus è integro, l’unico caso in cui può avere un ruolo patogeno e infettare, è chiaro che il test deve trovare tutti e 3 i geni che lo compongono. Se ne trova solo uno, o è un test negativo, oppure deve ammettere che del virus ce n’è solo un pezzo.
E in effetti, all’inizio era così: eri positivo solo se il test rilevava tiutti e tre i geni. Ma, come spiega lo stesso certificato, tutto è cambiato nell’Aprile scorso:
”dal 02/04/2020, in accordo con il centro coordinatore regionale, la rilevazione anche di un singolo gene target di SARS-Cov2 viene interpretata come esame POSITIVO”.
Quindi, se si fosse mantenuto l’approccio originario, quasi sicuramente la massa di positivi asintomatici che abbiamo oggi non ci sarebbe stata. Invece, con questo cambio in corso d’opera, improvvisamente basta rilevare un solo gene dei 3, per essere dichiarati positivi!
E come ho spiegato nel mio documento sui tamponi, la necessità di rilevare tuti e tre i geni diventa evidente quando si guarda alla scarsa specificità di ciascun gene. Sotto vediamo le sequenze geniche della equipe tedesca di Drosten, colui che ha fatto il test-tampone dichiaratamente solo al computer, senza avere nessun virus fisico a disposizione.
Si tratta comunque di un test-tampone tra i più diffusi in Europa:
Come si vede, il tampone di Drosten utilizza tutti e 3 i geni: E, N e RdRP. Ma se confrontiamo la sequenza genica del SARS-Cov 2 con quella del SARS-Cov originario (al penultimo posto nella lista), vediamo che:
– il gene E del SARS-Cov 2 è identico al 100% a quello del SARS-Cov1, e probabilmente a quello di tutti i SARS coronavirus (nella penultima riga non ci sono variazioni di lettere);
– Il gene N ha una sola variazione, una C invece di una T, al 15° posto della sequenza del Reverse primer. Questa è una variazione di appena 1/64esimo, ovvero di appena l’1.5%. Le possibilità di confusione e cross-reattività (rilevare un SARS virus diverso dal SARS-Cov2) è molto elevata.
– Il gene RdRP è l’unico che ha 5 variazioni su 64, di nuovo non una grande differenza, anche se meglio degli altri due.
Quindi, in base alla nuova diposizione secondo cui un solo gene è sufficiente, se il gene che si rileva è il gene E, il test non dovrebbe avere nessun valore, dato che si tatta di un gene aspecifico, ovvero proprio di tutti i coronavirus; e invece, oggi, se ti rilevano il gene E, sei positivo, con tutte le conseguenze del caso.
Se, come in questo caso, ti trovano solo il gene N, il rischio di cross-reattività, cioè che il test reagisca ad altri virus o particlle virali, è molto alto, dato che il gene N ha solo un nucleotide di differenza su 64, quindi basta un niente (specie se si considera che si insiste sempre sulla mutevolezza del virus), per “beccare” un virus diverso , magari del tutto innocuo (da cui l’asintomaticità). Quindi, anche qui, col solo gene N, si è quasi certi di risultare positivi a qualsiasi particella simil-virale, come spiegano alcuni ricercatori che hanno valutato la cross-reattività dei test tampone:
““…abbiamo trovato che solo uno di loro (il gene RdRP-SARSr-P2) è quasi specifico per il nuovo coronavirus, mentre le altre “sonde” (sequenze geniche) rilevano anche altri tipi di coronavirus. Sotto questo aspetto, i risultati con falsi positivi possono ampliarsi in rapporto al Covid-19”.
(Kakhki RK et al, COVID-19 target: A specific target for novel coronavirus detection, Gene Reports 20 (2020) 100740).
Quindi, per concludere, anche se ritengo che non ci sia nessun virus patogeno, è chiaro che, ponendosi dal punto di vista di chi crede a questo super-patogeno SARS-Cov2, data la sua “forza” patogenica, non dovrebbe essere difficile trovare tutti e 3 i geni indicati come costitutivi del virus. E allora, perché si è deciso che per la positività è sufficiente trovarne 1 solo? Palù, diplomatico, afferma che è stato per velocizzare le cose; io, che come Andreotti ritengo che a pensar male si può far peccato ma spesso ci si prende, penso che abbiano fatto questa decisiva modifica perché quando hanno visto che i morti causati dalle terapie sbagliate di Marzo stavano iniziando a scemare, e c’era bisogno di tenere altro il livello di guardia coi positivi, per quanto asintomatici, hanno stabilito una procedura che garantisse di trovare quanti più positivi possibile, per quanto asintomatici, che è quello che è successo e sta continuando a succedere.
Ora, io faccio appello a tutti coloro che, in buona fede, credono al virus super-patogeno: OK, ma non si dovrebbe far sì che tale virus venga rilevato in modo corretto, e senza trucchi?
E a questo proposito, si guardi l’altra affermazione contenuta nel certificato Covid:
“Rilevata positività con valori di CT > 35. Si ricorda che tale condizione, in più del 95% dei casi, non è associata a presenza di infettività.”
Questo significa che l’unico gene rilevato, come se non bastasse la sua aspecificità e cross-reattività, è stati rilevato con un numero di cicli di PCR superiore a 35, il che, a detta di tutti gli esperti seri di PCR, genera risultati non affidabili, e generalmente “spazzatura”.
Almeno, in questo laboratorio, hanno scritto che il positivo in questione non è infettivo; ma pensate che ciò venga riportate nelle terroristiche statistiche nazionali?
Dr. Stefano Scoglio
Fra i commenti all’articolo del dr. S. Scoglio, troviamo anche il commento di un biologo: dr. Franco Trinca
Caro Stefano (ci siamo conosciuti e parlati al tempo di Radioinformazionelibera – prima del tradimento -), innanzitutto ti ringrazio per l’importante e utilissimo documento che hai elaborato e condiviso!
Grazie a nome di tutti.
Colgo l’occasione per provare ad avere un chiarimento da te sulla questione del non-isolamento del virus; come biologo conosco per via generale la problematica, ma non lavorando in campo laboratoristico o bio-tecnologico potrei essere impreciso, ma farò del mio meglio per farmi capire. Per quanto ne so la metodica di isolamento dei virus (tentativi) si basa sulla centrifugazione in gradiente di densità in soluzione standard di cloruro di cesio; la difficoltà d’isolamento (non solo del Sars-Cov-2) è legata alla ristretta banda di densità in cui si collocano tutti (o la maggior parte dei virus… e degli ESOSOMI !); fin qui capisco e concordo con le tue affermazioni; ecco ora la domanda: secondo te ci possono essere “tecniche indirette” e alternative alla separazione per densità al fine di acquisire la sequenza del virus pur non isolandolo fisicamente? Ad esempio, unendo la microscopia elettronica che permette di VEDERE le “particelle virali” e quindi, per confronti ripetuti tra sintomatici e sani, RICONOSCERE un certo virus presente “a tappeto” nei malati (in questo caso il Sars-cov-2) per la sua morfologia, dimensioni, ecc. e, contemporaneamente, tramite il SEQUENZIAMENTO genetico quali-quantitativo individuare la sequenza di DNA o RNA (in questo caso RNA) più abbondante nel surnatante dopo centrifugazione… e verificando su più campioni l’abbinamento tra ciò che si vede al microscopio e ciò che si sequenzia a livello genetico, INDIVIDUARE COMUNQUE LA SEQUENZA GENETICA DEL SARS-COV-2 (o di qualunque altro virus)? Spero di essermi fatto capire e di non aver detto cose prive di riscontro. Grazie per la risposta di chiarimento che vorrai dare.
……Vediamo cosa risponde il dr. Scoglio
Inoltre fra i commenti, vi è anche questa considerazione:
By Davide Suraci
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E per finire:
I TAMPONI sono un Trattamento sanitario PERICOLOSO
In questo studio, pubblicato il 1° di ottobre 2020, viene evidenziato il rischio di fuoriuscita del liquido cerebro-spinale dopo l’esecuzione del tampone Covid-19.
“…Questo caso di fuoriuscita di liquido cerebrospinale iatrogeno dal test con tampone nasale per Covid-19 illustra che un precedente intervento chirurgico, o patologia che distorce la normale anatomia nasale, può aumentare il rischio di eventi avversi associati ai test nasali per i patogeni respiratori, incluso COVID-19. Si dovrebbero prendere in considerazione metodi alternativi allo screening nasale in pazienti con pregressi difetti della base cranica, anamnesi di intervento chirurgico al seno o alla base cranica o condizioni predisponenti all’erosione della base cranica…”
Che cosa ne possono sapere i soggetti circa la preesistenza di queste patologie predisponenti ? “Quanto” e come vengono verificati i soggetti (soprattutto se minori) per escludere i fattori di rischio citati nell’articolo ?
I genitori dei bambini che vanno a scuola possono esserne anche all’oscuro di questi fatti, ma i MMG e i PLS cosa ne sanno di questi fattori di rischio ?
https://jamanetwork.com/journals/jamaotolaryngology/fullarticle/2771362
By Davide Suraci:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3727856790559179&id=100000046852427“Il giornalista John O’Sullivan ha avvertito che la massiccia campagna di test PCR con i prelievi dei tamponi, potrebbe essere un programma di vaccinazione dell’OMS sotto mentite spoglie.
Egli si riferisce a una nuova tecnologia sviluppata alla Johns Hopkins University che ha sviluppato minuscoli microdispositivi a forma di stella chiamati “Theragripper” che si attaccano alla mucosa intestinale e possono fornire farmaci nel corpo.
I dispositivi sono realizzati in metallo e una pellicola sottile che cambia forma e sono piccoli come una particella di polvere. Secondo la Johns Hopkins University, i Theragripper vengono somministrati con un batuffolo di cotone, simile ai test PCR.
Nell’ottobre 2020, un team di ricerca della Johns Hopkins University ha pubblicato i risultati positivi di uno studio sugli animali confermando che la nuova tecnologia funziona perfettamente.”
https://needtoknow.news/2022/02/johns-hopkins-u-confirms-you-can-be-vaccinated-with-a-pcr-swab-test-without-knowing/Commento NdR: Infatti gli animali di allevamento vengono vaccinati con i tamponi che contengono queste miniparticelle Theragripper…..a Presto anche sugli umani….
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Il Tampone, oltre ad essere un mezzo diagnostico risibile (il suo inventore, Kary Mullis ha dichiarato che “Non può essere utilizzato a scopo diagnostico” !) ha una sua *potenziale pericolosità, e pertanto NON PUO ESSERE FATTO da CHIUNQUE, MA SOLO da UN OTORINOLARINGOIATRA, in quanto esiste la possibilità di danni cerebrali; in un bambino, sarebbe meglio anche da un OTORINO PEDIATRICO.
vedi: https://www.facebook.com/barbara.balanzoni/videos/3501724166601401/
Sono mesi che scriviamo sui tamponi e sulla tecnologia PCR, crediamo che i tempi siano maturi per scrivere qualcosa in più che forse potrà farvi orientare meglio tra le teorie dei vari virologi o presunti tali.
L’argomento è ostico ma crediamo che ognuno possa, e debba, farsi un’idea propria. Vorremmo andare al nocciolo della questione a costo di addentrarci in dettagli tecnici, ma viceversa sarebbe impossibile farci capire e farvi capire perché i numeri dei positivi al Covid conteggiati giornalmente soffrano di un grave “peccato originale”.
Al fine di contenere e monitorare l’andamento di una epidemia, il parametro che più ci interessa è ovviamente la (supposta) “contagiosità”, cioè quella capacità di un microrganismo patogeno di trasferirsi da un soggetto ad un altro.
(NdR: ma i virus NON sono microorganismi, ma solo sostanze di materiale genetico chiamati Esozomi o virus.
– vedi https://mednat.news/cure_natur/virus.htm)
Al momento l’unico strumento che stiamo usando per valutare questo aspetto è (NdR: cosi dicono) il tampone e seguente analisi Real Time PCR, applicando di fatto l’equazione:
POSITIVITA’ AL TAMPONE = SOGGETTO CONTAGIOSO (NdR: cosa FALSA), considerando dunque la positività al tampone requisito unico e sufficiente a stabilire se un soggetto è contagioso.
E’ corretto scientificamente questo comportamento ?
La tecnologia PCR, che abbiamo già discusso in precedenza, è una tecnica strumentale usata per vari scopi, ma di per sé NON è un test diagnostico. Può essere un elemento molto utile in una diagnosi, a condizione che si abbia un “riferimento” con cui comparare i risultati.
In questo studio pubblicato su Lancet
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30868-0/fulltext
gli autori ci dicono: ”che tutti i ricercatori vanno a stimare per quanto tempo un soggetto può essere ritenuto contagioso andando a ricercare l’ RNA virale nei campioni.
Finché ritrovano Rna nei campioni considerano il soggetto contagioso, ma in realtà definire un soggetto “contagioso” è un processo molto laborioso che NON può basarsi solo sulla rilevazione di Rna virale.
Infatti per molti virus respiratori (Sars, Mers, influenza) è ben noto il fatto che lo Rna virale può essere rilevato molto oltre la fine dell’infezione.
Nel caso del morbillo, ad esempio, il virus può essere rilevato anche 6-8 settimane dopo la scomparsa del virus vitale.
Il sistema immunitario degrada i virus rompendo il loro involucro o aggregando più particelle virali, ma l’acido nucleico viene eliminato lentamente nel tempo.
In un altro articolo Tom Jefferson scrive:
“La PCR è un test molto sensibile, e ciò significa che rileva anche la più piccola frazione di un virus che sta cercando, amplificando il campione milioni di volte.
In ogni caso, un frammento non è un virus intero, capace di replicarsi e infettare altri esseri umani. E’ solo una piccola parte della struttura virale ciò che viene rilevato dai primer della PCR, non l’intero virus. Solo virus interi possono infettarci.
In aggiunta il numero di cicli di amplificazione necessario per raggiungere un risultato positivo è raramente riportato. Noi sappiamo che questa è un’informazione vitale per interpretare il risultato. Un alto numero di cicli può rilevare piccoli frammenti e dare risultato positivo, ma un basso numero di cicli è senz’altro un elemento più giusto per identificare i soggetti contagiosi che richiedono la quarantena.”
Ogni ciclo di PCR raddoppia la quantità del campione.
Dunque il numero di cicli di PCR necessario a far apparire fluorescenza (e dunque la positività) è un’informazione vitale, senza la quale non è possibile fare valutazioni cliniche ed epidemiologiche, eppure tutti i risultati che vengono diffusi omettono di darci questa informazione.
Allo scoppio della pandemia non era disponibile ovviamente una tecnica certificata per rilevare il Sars-Cov-2, dunque si è proceduto a diramare le linee guida per autorizzare in “emergency use” (EUA) l’uso dei saggi relativi al covid, trovate per esempio le specifiche USA a questo link:
https://www.fda.gov/media/139516/download
In questo testo troviamo alcuni dettagli fondamentali.
1- il testo specifica che il test funziona con 3 primer, 2 relativi al nucleocapside (N1 specifico per il Sars-Cov-2 e N3 generico invece per i coronavirus) e l’ultimo specifico per un gene che codifica per una proteina spike specifica del Sars-Cov-2.
2- Il test viene eseguito scegliendo una Ct ( Ciclo Soglia, è il ciclo della reazione di PCR scelto come riferimento) estremamente alta, nello specifico 39 cicli, in pratica tutto lo spettro della PCR. Vale a dire che il test darà risultato positivo per ogni segnale di fluorescenza che appare nei primi 39 cicli.
3- Sebbene un eventuale virus di Sars-Cov-2 contenga gli elementi per dare positività a tutti e 3 i primer presenti nel test, poiché ovviamente possiede tutte e 3 le porzioni geniche che il test cerca, dalla tabella su come interpretare i dati apprendiamo che anche se solo 1 primer è positivo, il test da come esito la positività, e già questo è molto strano perché se nel campione fosse presente un virus vitale tutti e 3 i primer dovrebbero dare positività.
Dunque così funziona un test (negli USA), se rileva in un tampone, entro 39 cicli, uno di quei 2 pezzi di genoma, da positività. Questo vuol dire contagiosità ????
Ma 39 cicli è praticamente il massimo numero di cicli a cui si può spingere la PCR, parliamo di numeri molto grandi, talmente grandi che è impossibile considerare uguali (e ugualmente positivi=contagiosi) una positività emersa al 25° ciclo ed una al 38°, è evidente che il secondo campione contiene una carica virale praticamente nulla.
Ma allora come facciamo a interpretare questi risultati ?
In uno studio di agosto 2020
https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.08.04.20167932v3
Tom Jefferson ci conferma che NON c’è uno STANDARD, non esiste valore di Ct di riferimento che ci permetta di dire che al di sotto di tale valore il soggetto è contagioso, al di sopra invece no.
Solo un breve cenno, come vedete dal grafico sottostante (vedi link indicato) il Ct é il punto in cui la curva di fluorescenza incontra la linea di Threshold. Questa linea è posizionata in automatico dal software ma può essere spostata dall’operatore, e conferisce il significato al test.
Non esistendo un parametro viene analizzato tutto lo spettro della PCR, rilevando dunque positività anche totalmente non contagiose.
Lo studio rileva la necessità di eseguire uno studio multi-laboratorio per cercare di correlare la Cycle Threshold al grado di contagiosità, ma al momento manca e purtroppo i vari laboratori nei vari studi, quando si parla di positivi, non rivelano il numero di cicli in cui è stata rilevata la positività, rendendo impossibile per i ricercatori esterni fare considerazioni in merito.
Al momento, dunque,Tom Jefferson afferma che “Definire un livello soglia predittivo di contagiosità dovrebbe essere fattibile ed è necessario per poter fare diagnosi di virus respiratori usando i test molecolari.”
Ricordiamo che il rilevamento del virus vitale si fa con coltura in vitro del campione che ha dato positività. Solo se c’è crescita virale si può supporre che il campione riveli “contagiosità”.
In un’altra review di giugno
https://covid-19.sciensano.be/sites/default/files/Covid19/30300630_Advice_RAG_interpretation%20PCR.pdf
Ci si pone la questione: “è possibile distinguere un positivo che è contagioso da uno che non lo è ?”
“Esaminando 79 studi abbiamo rilevato che sebbene gli autori riscontrassero Rna virale per un tempo molto prolungato (anche 83 giorni), i virus virali sono stati riscontrati al massimo dopo 8 giorni dalla fine dei sintomi. Bullard e Al hanno infatti rilevato nessuna crescita virale in campioni con una Cycle Threshold superiore a 24 oppure da campioni prelevati 8 giorni dopo la scomparsa dei sintomi, anche tra i casi con un esordio con alta carica virale. ” (NdR: come si rileva, si quantifica e si dimostra la cosiddetta “carica virale”, cioè l’eventuale sua supposta infettività ?)
Un’altra conferma della nostra analisi ci viene dalle dichiarazioni di Roberto Rigoli, primario del reparto di microbiologia di Rovigo, che trovate a questo link
https://www.rovigooggi.it/n/102146/2020-08-23/il-coronavirus-ormai-si-e-spento-per-trovarlo-si-amplifica-il-segnale-di-positivita?fbclid=IwAR0QLurH2GxUKwP47AsP1DsLWkA74YOMhn-SWHz0_BcxmGIkgEm33LL5ESs
“Dei 60mila tamponi effettuati – spiega Rigoli – 210 sono risultati positivi; ma 199 di essi lo erano in maniera molto modesta, tanto che abbiamo dovuto amplificare molto il “segnale” per trovare i virus”….
Hanno dovuto amplificare molto il segnale ? A quanti cicli hanno rilevato la positività ?
Ma il nostro obiettivo dovrebbe essere stabilire la potenziale contagiosità di un soggetto, non quello di rinvenire a qualunque costo tracce di Rna virale, dunque perché amplificare così tanto il segnale se l’evidenza scientifica ci dice che oltre un certo numero di cicli il rischio di infettività è praticamente nullo ?
Perché non si è provveduto subito a fare uno studio che potesse fornire un indice di riferimento che potesse essere applicato in tutti i laboratori in modo uniforme e invece si è lasciati liberi i ricercatori di “amplificare” a PIACIMENTO i parametri, col risultato che con tutta probabilità una grossa fetta dei “positivi asintomatici” sono soggetti assolutamente sani e non infettivi ?
(NdR: per di più con 86% di falsi positivi con i tamponi ed altrettanti con la PCR…!)
Tom Jefferson afferra il nocciolo della questione quando afferma che…
“un approccio binario SI/NO all’interpretazione della PCR non validata da coltura virale darà origine a falsi positivi, con la reclusione di un grande numero di persone che non sono più infette”
Sarebbe come se un test per il colesterolo rispondesse solo Alto o Basso !
In assenza di un valore (NdR: di comparazione standard) sarebbe impossibile per il medico intraprendere qualsivoglia azione terapeutica.
Se un uso così “alla leggera” dei tamponi si poteva giustificare nella fase iniziale dell’epidemia, quando fra l’altro la carica virale media era decisamente più alta e i test erano effettuati solo su soggetti sintomatici, oggi appare scientificamente insensato un uso così indiscriminato su soggetti totalmente asintomatici, peraltro senza avere idea di che valore di carica virale ricercare per poter attestare una (NdR: supposta) effettiva contagiosità del soggetto.
Kary Mullis affermava che con la PCR, amplificando, rendi positiva anche l’acqua.
Cos’è, o cosa dovrebbe essere un test ?
Dovrebbe essere qualcosa che aiuti un medico a formulare una diagnosi o più in generale a capire lo stato di salute dei suoi pazienti, non di certo qualcosa che sostituisca il medico e che gli mponga una diagnosi anche al di là di evidenti contraddizioni cliniche.
È possibile che un medico possa avallare una diagnosi fatta da un dispositivo senza neanche vedere il paziente ? Siamo alla fine della medicina clinica…?
By Francesco Finocchiaro (Medico)
Commento di Jean Paul Vanoli:
Il problema è che NON ESISTE NESSUNA INFETTIVITA’ da parte dei virus/esozomi, essendo questi solo materiale/sostanze di scarto INERTI e non infettive, anzi proprio il contrario, benefiche fin tanto che esistono, perché creati appositamente dalle cellule stesse, per informatizzare le altre cellule presenti in tessuti intossicati, infiammati e quindi malati/mal funzionanti, per resettare il loro DNA/Rna e cercare di eliminare lo stress ossidativo esistente in quelle malate.
I tamponi dimostrano e certificano SOLO, che il materiale rilevato, proviene da tessuti malati e BASTA, non indicano nessuna infettività…. Questaa è Indimostrabile… essa è una teoria basata sulla FALSA ed inventata “credenza” che i virus/esozomi sono sostanze pericolose, cosa assolutamente falsa, anzi lo ripetiamo sono BENEFICI perché creati dalle cellule per resettare, aggiornare il DNA/Rna delle cellule in stress ossidativo di tutto il corpo e ciò è ampiamente dimostrato e dimostrabile.
Però vi è chi afferma: “Il problema è che ci sono 6 miliardi di umani di troppo”…sul pianeta Terra
Jean Paul Vanoli risponde: Per eliminare la popolazione basta continuare ad intossicarla come stanno facendo con aria inquinata, cibi adulterati, acque tossiche, farmaci di sintesi e soprattutto con i Vaccini TOSSICI….
Chiariamo una cosa:
Intossicazione = infiammazione = ammalamento = morte precoce del malato, se mal curato.
I Vaccini TOSSICI a DNA/Rna, generano infiammazioni importanti (ASIA), mutazioni genetiche gravi e morte precoce….specialmente nei neonati/bambini che si chiama: SIDS.
Se poi vi aggiungono con la nanotecnologia, come lo sono gli attuali vaccini da qualche anno…. pieni di particelle metalliche che si auto assemblano negli organismi umani, per creare un ricetrasmettitore e quindi ricevere delle frequenze (onde), con il 5G potranno ad esempio inviare la frequenza del potassio, al soggetto del quale possiedono il DNA, per rintracciarlo ed identificarlo e lo faranno morire in strada per infarto.
Ecco perché vogliono rilevare con i tamponi… il Dna della popolazione…..per poi obbligarli al vaccino (da loro brevettato e siccome lo inietteranno nei corpi fisici della popolazione potranno brevettare le persone che hanno aderito al loro vaccino diventando quindi automi umani, di loro proprieta……
Questo è il prossimo futuro per tutte le pecore, covIdiote……
Il “MITO” del CONTAGIO – PDF: The_Contagion MITH_W
dr. Jean Paul Vanoli, esperto per la Vera scienza, conoscenza, filosofo della vita eterna, esperto in Medicine Naturali, Scienza della Nutrizione, Bioelettronica e Naturopatia.
– Consulente di: https://mednat.news – curriculum.htm – info@mednat.news + https://pattoverascienza.com
– Curatore, Tutore, Notaio, Trustee del Trust°/Stato Persona, estero:
VANOLI GIOVANNI PAOLO (VANOLI G.P. – VGP)
– Human Rights Defender ONU/A/RES/53/144 1999
– Difensore dei Diritti dei batteri e virus/esosomi, cioè della Vita/Natura in genere