Lo Spirito è sempre nella materia
– By Jean E. Charon – 06 set 2010 (questo scienziato è deceduto nel 1998)
“Una vera cosmologia, deve lasciar coesistere nel suo linguaggio Materia e Spirito. Ma questo linguaggio deve rimanere compatibile con le esigenze di ogni linguaggio scientifico: rigore logico, rispetto scrupoloso dell’osservazione. Ma di tutta l’osservazione ! E poiché l’astrofisica dei buchi neri, come la fisica degli elettroni, ci suggerisce una prima idea di quella che è la struttura dello Spirito, vogliamo approfittarne per introdurre di peso lo Spirito nel linguaggio scientifico”.
Il compito più importante del XXI secolo sarà proprio quello di sviluppare lo studio dello Spirito, quale proprietà essenziale della materia, e dei suoi poteri.” – By Jean-Émile Charon
Riassunto della conferenza tenuta nel 18° Simposio Internazionale
Il professor Jean-E. Charon (Francia), fisico nucleare, è conosciuto per le sue ricerche nel campo della fisica fondamentale e la teoria unitaria dell’Universo, un’estensione della teoria della relatività generale di Einstein.
Jean Charon ha sempre sostenuto l’idea di Pierre Teilhard de Chardin di cui nei suoi libri fa numerosi riferimenti, soprattutto per quanto riguarda l’evoluzione della specie umana, “la marcia dell’uomo verso l’Umanità” e, infine, per lo Spirito.
I suoi scritti pura scienza e della filosofia scientifica sono coronate da l’ultimo pubblicato ”Lo Spirito, questo sconosciuto”.
Questo è proprio il motivo, quello del tema di questo libro, che lo scienziato è stato scelto per il simposio.
Sulla base della scoperta dei “buchi neri” dagli astrofisici, egli formulò la sua teoria sul processo di evoluzione dell’Universo verso una sempre maggiore complessità e di acquisizione sempre piu’ di conoscenza-coscienza.
Negli ultimi anni, il suo lavoro infatti è stato indirizzato a specificare la struttura delle particelle elementari, tra cui “particelle stabili”, cioè a dire, praticamente vita illimitata”, che contengono, come avvolto in un guscio di materia uno spazio-tempo nuovo, diverso dallo spazio e tempo a quello che noi siamo abituati. “
“E ‘possibile dire che lo Spirito. che determina ogni nostro pensiero come ogni nostra azione, inizia con la nostra nascita e anche nei mesi prima di questo, al concepimento. Basta osservare la cellula vivente per apprendere che ci viene implementato un sapere, per costruire conoscenze per un saper fare. Questa conoscenza è ciò che si potrebbe chiamare Spirito ? Sì, fin dall’inizio della vita, fin dal minuscolo-piccolo, lo Spirito traspare chiaramente.
Jean E. Charon ha detto che, con la sua ricerca, incontra su questo tema Teilhard de Chardin che parla anch’egli del dentro e del fuori, associando ad ogni particella di materia una psiche, “psychismo elementare”, ma in tal modo e comunque una forma di Spirito.
La fisica constata che queste “particelle spirituali” sono stabili cioè, tranne in casi eccezionali incidenti che causano la loro disintegrazione, la loro durata di vita è paragonabile alla durata di vita dell’Universo stesso.Siamo fatti di miliardi di queste particelle.
“Alla nostra morte, lo Spirito che pre-esisteva alla nascita, si disintegrerà completamente, tranne che quello che viene trasmesso ai nostri discendenti ?
(NdR; qui non sono d’accordo con Charon, perché lo Spirito una volta in-formato e personalizzato nell’ IO SONO – Ego = mEnte, divenendo una anima vivente, NON perde nozione di sé e della sua personalità, ma si chiude in uno spazio tempo “atomico”, con il suo corpo BioElettronico, raggiungendo la dimensione atomica (elettronica) ed il relativo livello, nel quale sopravvive attendendo altre esperienze in altri spazi-tempi delle innumerevoli e tendenti infinite dimensioni dei vari e tendenti infiniti Universi possibili.)
“Siamo tutti fatti di materia, ma che cosa è la materia ?
La risposta a queste domande viene dagli astrofisici che hanno in questi ultimi anni fatto importanti rivelazioni.
“Il rapporto tra il “Grande ” ed il “Piccolo” è fondamentale. La storia della scienza mostra ripetutamente che il più “piccolo” è informato dalla conoscenza che abbiamo dal “più grande”.
Il contrario è anche vero.
Jean E.. Charon analizza i “buchi neri”, soggetto n. 1 della attuale Astrofisica:
“Il buco nero è quello che rimarrà di una stella invecchia, che ha bruciato il suo ossigeno, poi il suo elio, e che inizia scoppiare, poi che si contrae sempre più, sotto l’effetto delle forze gravitazionali, in modo che la densità del suo materiale è dell’ordine della materia in un neutrone. Un tratto la contrazione diventa così forte, si verifica un fenomeno curioso: la stella curva lo spazio dell’Universo. In qualche modo la stella “increspa” (modifica) lo spazio-tempo della materia per “nascere” in un nuovo spazio-tempo che gli e’ proprio, e le cui caratteristiche sono molto diverse da quelle del nostro di spazio-tempo, e quindi permettono di chiamare le caratteristiche come quelle di uno spazio-tempo dello Spirito”.
Per una migliore comprensione del pubblico, Jean Charon confronta l’universo ad un palloncino rosso.
La pelle della palla si piega e forma una piccola protuberanza. “È stato formato un nuovo spazio. La protuberanza ha un unico punto di contatto con la pelle del palloncino. Questa è una zona separata dal resto e malgrado ancora collegato alla palla.
… “Il buco nero è come estirpato nel nostro universo. Si forma uno spazio in cui il tempo che è ritornato indietro, invertito. Invece e ma in effetti si svolge e fluisce come nell’universo che ha come conseguenza l’aumento dell’entropia, però egli si è invertito ed assume la funzione neghentropica .
1) Le cose stanno andando sempre per la memorizzazione dei dati, sempre di più e per sempre.
2) Dopo aver raggiunto funzione di essere un buco nero, non accadrà che le informazioni siano accumulate a casaccio nello suo spazio, ma riordinandosi e diventando sempre più consapevole e cosciente”.
Riconoscendo che l’elettrone è un micro-buco nero, ed il problema di “Spirito, questo sconosciuto”, riceve risposta certa.
“Per diversi anni ho condotto una ricerca sulla super-gravitazione, e sono stato particolarmente contento di vedere, durante la mia ricerca, estendendola, come ho fatto io, la Relatività Generale di Einstein verso una relatività Complessa, le equazioni cosmologiche sono disponibili in due modelli complementari tra loro: uno che descrive l’evoluzione dello spazio-tempo della materia, l’altra che descrive l’evoluzione dello spazio-tempo dello Spirito”.
“La Relatività complessa fornisce un modello cosmologico per l’elettrone”. Con l’elettrone si tratta di un micro-universo chiuso, in pulsazione ciclica. La sua caratteristica, come abbiamo detto, è che va indietro nel tempo, che gli conferisce le sue qualità neghentropiche (entropia negativa).
“I fisici sanno da tempo che gli elettroni, che hanno massa, possono agire come se avessero un punto di contatto con il nostro Universo. Andando oltre, si è scoperto che gli elettroni come buchi neri, hanno un proprio spazio, in grado di memorizzare le informazioni ricevute, ordinarle e di ottenere una maggiore consapevolezza e coscienza”.
“I fisici sanno che gli elettroni non vivono paragonabili a quelle dei tempi della nostra vita, ma alla scala temporale dell’infinito.
Gli elettroni, che sono esistiti fin dalla notte dei tempi, che hanno maturato un’esperienza antica quanto l’Universo stesso, che appartengono agli esseri viventi fin dal loro inizio, e anche dalla loro ultima nascita sono chiamati, secondo il professor Charon a determinare stati e livelli di coscienza sempre più elevati.
La durata dell’elettrone essendo “infinita” è su di lui che si basa la spiritualità e l’immortalità universale.
“Io personalmente non sono solo l’esperienza di pochi decenni, ma un’esperienza alla scala del tempo dell’universo …”
Jean E. Charon vede chiaramente il dovere di ogni vivente: far crescere la sua neghentropia durante ogni vita vissuta.
“Noi sentiamo sempre più profondamente, la necessità di diventare sempre “più “per mezzo delle quattro funzioni di: conoscenza, l’amore, la riflessione e l’azione. “Dobbiamo solo andare in quella direzione per trovare un pò di più, questa voce interiore, che conosce, perché quella strada è la sua”.
—————————————————————————————————-
Lo Spirito è sempre nella materia – By Jean-Emile Charon
(Tratto da: Rivista Teilhard de Chardin, n. 79-80, ottobre 1979)
Conferenza tenuta al 19 ° Simposio internazionale Pierre Teilhard de Chardin
Chi siamo ? Siamo questo corpo che vediamo mentre ci guardiamo in un gelato ? Non siamo piuttosto questo Spirito, che non è il nostro corpo, ma chi è in grado di prendere coscienza del nostro corpo e l’immagine che offre nello specchio ?
Tutto ciò che abbiamo vissuto dalla nostra nascita è stato sentito attraverso il nostro Spirito: questo Spirito ha memorizzato i nostri ricordi. È lui che ci ha fatto amare o odiare, colui che ha preparato in ogni momento l’azione che stiamo per compiere, colui che sta formando il pensiero che avremo o la parola che affronteremo. Dobbiamo quindi concludere che siamo questo Spirito.
Senza di lui il nostro Io, il nostro Sé, scompare completamente. Rappresenta ciò che siamo, dalla nostra nascita alla nostra morte.
Ma è così certo che questo Spirito, che noi chiamiamo nostro, non ha avuto una vera esistenza prima della nostra nascita ?
Quando guardiamo al lavoro di ogni cellula del nostro corpo, non possiamo fare a meno di essere stupiti dalla conoscenza che si sviluppa, per costruire in particolare il nostro corpo dalle due cellule iniziali dal momento della fecondazione, al da completare, con tutti i suoi organi e potenzialità.
Non dovremmo dire che è ancora lo Spirito che opera, dal momento che le azioni a livello cellulare rivelano la consapevolezza che fisici e biologi, con tutto il loro “spirito”, sarebbero ancora lontani dall’essere in grado di riprodursi ?
Non è questa conoscenza cellulare la prova di uno Spirito profondamente radicato in un passato molto prima della nostra nascita, un passato in cui lo Spirito in Materia avrebbe gradualmente imparato il suo “know-how”?
Non ci sarebbe, come aveva previsto Pierre Teilhard de Chardin, dal livello della più elementare particella della materia, un “fuori” e un “dentro”, l’esterno avente solo le proprietà della materia brutale (leggi fisiche), l’interno conferisce alla particella certe caratteristiche spirituali ?
E cosa succede al nostro Spirito dopo la nostra morte fisica ?
Le religioni, per la maggior parte, ci hanno promesso la vita eterna per il nostro Spirito: ma è solo un “pio desiderio” che esprime una speranza di sopravvivenza, o questa eternità della nostra vita spirituale, oggi, essere supportato dalla conoscenza scientifica ?
Un punto sembra, in ogni caso, oggi definitivamente acquisito: non è più “convincente”, proprio per la scienza contemporanea, credere nello Spirito come un’entità “eterea”, capace di esistere senza il supporto di alcun materiale.
Tuttavia, questa conclusione solleva solo una nuova domanda: poiché, dopo la nostra morte corporale, tutta la materia del nostro corpo finisce per ritornare alla polvere, cioè a queste particelle elementari di materia che la fisica di oggi conferma.
È compito dello studio, bisogna pensare di nuovo, come aveva fatto Teilhard, che è in queste particelle stesse che risiede l’essenza del nostro Spirito, e che l’eternità spirituale è una conseguenza della vita praticamente illimitata di questa materia elementare ?
Così tante domande a cui vorrei rispondere qui.
Essendo un fisico, mi limiterò alle giuste questioni di fisica alla fine del nostro ventesimo secolo. Non affronterò il problema dal punto di vista della biologia, e ancor meno da quello della teologia.
Sotto un’enorme diversità di aspetti, la Natura ci presenta una grande unità di meccanismi fondamentali, dal più piccolo all’immenso. Questo è ciò che giustifica la ricerca delle cosiddette teorie “unitarie”, che aspirano a riunire solo alcune leggi naturali, ma in una vasta gamma, la spiegazione del comportamento di tutta la materia, dall’atomo alle stelle e galassie. Questa unità di fenomeni rende talvolta possibile usare la conoscenza del più piccolo per spiegare meglio il più grande; a volte succede il contrario.
Così, lo studio della luce, prima effettuato sulla nostra terra e gli elementi chimici che contiene, ha quindi permesso di spiegare la costituzione e il funzionamento delle stelle analizzando la luce che ci hanno inviato.
I sistemi stellari, con i loro pianeti che ruotano intorno a una stella centrale, suggerirono al fisico Rutherford, all’inizio del secolo, il modello dell’atomo, con un nucleo centrale simile al sole, e gli elettroni che ruotavano come pianeti attorno ad esso. nucleo.
Nel cielo, circa quindici anni fa, abbiamo scoperto stelle molto dense e pulsanti, che abbiamo chiamato pulsar.
Lo studio di questo materiale superdenso ha permesso di sviluppare “modelli” dei nucleoni, particelle che formano il nucleo centrale degli atomi che, nella loro scala minuta, sono anche oggetti sferici in pulsazione aventi una densità dell’ordine di pulsar.
Ma abbiamo notato, ruota anche attorno al nucleo di atomi, come pianeti intorno al sole, le piccole particelle chiamate elettroni sarebbe anche lì, nel cielo, oggetti cosmici che assomigliano agli elettroni e aiutaci a capire meglio la loro struttura ?
Negli ultimi anni, gli astrofisici sanno che la risposta è sì: questi oggetti cosmici vengono battezzati “buchi neri“, e l’elettrone sembra abbastanza un nero micro-buco.
Vediamolo un po ‘più vicino.
Una caratteristica essenziale che differenzia gli elettroni di tutte le altre particelle atomiche, come nuclei costituenti l’anima, è che questi elettroni hanno una massa non nulla, ma a zero dimensioni geometriche; in altre parole, tutte le loro interazioni con altre particelle portano assimilare il punto matematico volume zero.
L’elettrone passa attraverso un particolare nucleone senza subire che i fisici chiamano le interazioni forti, vale a dire, passare attraverso il materiale come un proiettile senza volume.
Mentre la logica costretto a rifiutare di ammettere una massa diversa da zero è contenuto in un volume pari a zero, si è tentati di pensare che il volume dell’elettrone non è zero, ma è nascosto “al di fuori” del solito spazio.
Un quadro sarebbe uno di questi aghi posati su un foglio di carta che sembra di vederlo muoversi “da solo”, come si nega che è l’opera dello Spirito Santo, noi crediamo che le mani si muovono a causa qualcosa (probabilmente un magnete) è nascosta “sotto” della carta, e fa sì che gli aghi sono il movimento invisibile all’occhio dell’osservatore.
Questo è anche il luogo dove l’idea può venire per quanto riguarda l’elettrone “invisibile”: il nostro spazio sarebbe un “fondo”, di solito indicata piuttosto un “fuori”; è in questo esterno che verrebbe depositato il volume dell’elettrone; un tale volume non avrebbe più di un punto (matematica) di contatto con spazio ordinario, uno direttamente accessibili agli organi di senso.
Ci sono oggetti cosmici che giustifichino credenza nell’esistenza di un tale “fuori” dello spazio osservabile ?
Gli astrofisici ora sanno che questo è il caso. Questi oggetti “invisibili” del cielo sono chiamati “buchi neri”.
Negli ultimi anni sono diventati un argomento di punta nella ricerca. I buchi neri sono questo nome particolare perché sono proprio ospitati nel “fuori” dello spazio in cui gli astronomi indicano la loro telescopi niente può uscire da questo spazio esterno, nemmeno la luce. Diciamo che qualche parola di questi oggetti cosmici curiosi, in particolare le proprietà molto particolari di questo nuovo spazio che è nostro ciò che l’esterno è all’interno.
Un buco nero è lo stadio finale della morte di una stella. Quando una stella ha bruciato tutto il suo combustibile, si raffredda e le forze di gravità, che tendono a comprimere verso il centro tutta la materia nella stella non è bilanciata dalla pressione del gas caldo che contrastare questo collasso. In questa fase finale, la stella è pertanto restringe più, e il materiale contiene ancora diventa più densa. Ora sappiamo, da Einstein e la sua teoria della relatività generale (1915), una “curva” stella lo spazio circostante, e che per una data stella questa curvatura è ancora più forte rispetto al raggio la stella è diventata più piccola. Nella fase finale del l’agonia di una stella, tutto il suo materiale si condensa in una sfera appena a pochi chilometri di diametro, che metterà a confronto il diametro attuale del nostro sole, che è circa la milioni di chilometri. La contrazione della stella è ancora in corso, la curvatura dello spazio divenne presto così forte intorno alla stella morente che lo spazio proprio come “chiudere” completamente intorno alla stella.
Il fenomeno è simile a ciò che accade quando si pizzicare la bocca con la pelle di un palloncino, in modo da formare una sorta di “ernia” non è più che, con la palla iniziale, un unico punto di contatti: fu allora, infatti, due palloni, non una sola, grandi e piccoli.
Allo stesso modo, la stella morente ha, da parte delle amministrazioni, eventualmente causando un “ernia” nel nostro spazio ordinario, e questo ernia, dove lei è ora rinchiusa, è un vero e proprio “fuori” del nostro spazio osservabile, avendo più con questo che con un punto di contatto. Questo spazio “allegato” del nostro spazio ordinario, e situato fuori di esso, si chiama “buco nero”.
Non esiste più una comunicazione diretta tra il nostro spazio abituale e il buco nero, in quanto nessun oggetto potrebbe uscire dal buco nero per entrare nel nostro spazio. Ma questo buco nero può tuttavia avere un’influenza “indiretta” sul nostro spazio, e quindi tradurre la sua presenza “dietro lo schermo”: può, per esempio, segnalare questa presenza per mezzo di un campo magnetico, che agisce su particelle cariche del nostro spazio che si verificano in prossimità del punto di contatto tra il buco nero e il nostro spazio.
Gli astrofisici ritengono di aver evidenziato l’esistenza di un primo buco nero nella costellazione del Cigno. Si sospetta, tuttavia, che non sia un’osservazione facile, dal momento che nessuna luce esce dal buco nero ed è quindi una vera caccia al fantasma.
Ma ciò che ci interessa qui non è tanto se i buchi neri, previsti teoricamente, sono in realtà osservate, ma piuttosto le proprietà molto specifiche che queste ricerche teoriche indicò lo spazio contenuta nei buchi neri . In effetti, i buchi neri hanno attirato l’attenzione dei fisici su nuove caratteristiche a cui lo spazio potrebbe prestarsi, questo spazio non è così semplice come è stato creduto per millenni. Ha non solo un ‘dentro’ direttamente accessibili ai nostri organi di senso, ma un “fuori”, almeno a livello locale, in grado di nascondere gli elementi ‘invisibili’, ma continua ad avere un’influenza indiretta sul nostro spazio osservabile.
Diventa quindi del tutto naturale pensare che se si è portati a dare all’elettrone un volume zero durante la sua osservazione diretta, è perché questo elettrone sviluppa le sue dimensioni non nel nostro spazio osservabile ma in il “fuori” di questo spazio, ed, in effetti, i più recenti studi di fisica teorica mostrarono presto [1] che un “modello” poteva essere fornito che fornisce un resoconto particolarmente soddisfacente di tutte le osservazioni relative all’elettrone assimilando questo elettrone a un micro-buco nero.
E le proprietà che gli astrofisici hanno scoperto per lo spazio dei buchi neri, indipendentemente dal fatto che siano osservate o meno, sono quindi valide per l’elettrone a micro-buco nero, che è certo dell’esistenza.
Quali sono queste proprietà di spazio e tempo in questo “fuori” del nostro Universo in cui elettroni e buchi neri si stanno muovendo ? Lo spazio e il tempo si scambiano i loro ruoli quando passiamo dall’interno all’esterno del nostro spazio osservabile.
Nell’esterno, lo spazio “scorre” costantemente, come fa il nostro solito tempo; e, sempre in questo esterno, un “movimento” nel tempo, alla fine ritornando agli eventi passati, mentre ci si muove in tutte le direzioni nel nostro spazio ordinario. In brevissimo (perché non possiamo, purtroppo, entrare nei dettagli di queste proprietà look “paradossale”), questo significa che se un “viaggiatore” penetrato all’interno di un buco nero o un elettrone, vedeva costantemente davanti a sé, come durante una scansione continua di uno spazio ciclico, tutte le informazioni contenute in questo nuovo spazio; d’altra parte, questa informazione avrebbe una sorta di “sollievo nel tempo”, nel senso che il viaggiatore potrebbe dire: questa informazione risale a dieci giorni fa, quella di ieri, ecc.
In breve, il il viaggiatore avrebbe accesso alle informazioni dal buco nero, o dall’elettrone, dato che abbiamo accesso alle informazioni memorizzate nella nostra mente, cioè con la possibilità di scansionare l’intero campo di informazioni memorizzate e datare cronologicamente ciascuna di esse questa informazione.
Inoltre, e questa è ancora una proprietà essenziale dello spazio di un buco nero o di un elettrone, il tempo non scorre qui dal passato al futuro ma dal futuro al passato. Una delle conseguenze fondamentali è che, nei buchi neri e negli elettroni, le leggi della fisica devono essere scritte invertendo il segno del tempo. Così, mentre con noi le cose si evolvono degradandosi, se non c’è alcun intervento dello Spirito in questa evoluzione (principio di entropia crescente), nello spazio dei buchi neri come all’interno di l’evoluzione degli elettroni porta a “ordinare” sempre più informazioni l’una rispetto all’altra (principio di aumentare la negentropia).
Scopriamo così che le proprietà dello spazio nel “fuori” del nostro spazio ordinario sono esattamente quelle che potrebbero essere reclamate per uno spazio dello Spirito: la possibilità di memorizzare informazioni, la possibilità di richiamare informazioni precise, possibilità di ordinare le informazioni tra loro (ragionamento).
E queste proprietà sono così particolari, sono quelle dello spazio che racchiude in esso una particella che entra abbondantemente nel minerale, nel vegetale, nell’animale e nell’umano: l’elettrone.
Questo è il problema posto in tutta la sua generalità:
il nostro corpo contiene miliardi di elettroni la cui struttura permette di assimilarli a micro-buchi neri, che dà loro l’opportunità di memorizzare e ordinare sempre di più, durante la loro vita quasi eterno, le informazioni che prendono dal mondo esterno.
Prendendo il linguaggio di Teilhard, diremo che la fisica moderna ha confermato che certe particelle elementari, gli elettroni, hanno un “dentro”, e non solo un esterno. L’esterno è caratterizzato dalle proprietà fisiche dell’elettrone.
L’ “interno”, al contrario, è caratterizzato da proprietà spirituali, questo “dentro” può essere portatore dello Spirito. Si può persino aggiungere che il livello di coscienza di questo Spirito aumenta incessantemente, poiché le informazioni memorizzate dall’elettrone non possono mai essere perse, né si può perdere la luce che è bloccata in un buco nero.
Qui c’è un oggetto che entra nella composizione del nostro corpo, con una memoria perfetta e una consapevolezza sempre crescente. In questo caso, salteremo i passi e diremo che il “nostro” Spirito, quello che conosciamo nell’uomo, è lo Spirito contenuto in alcuni, se non tutti, gli elettroni del nostro corpo ?
Penso che per un problema così cruciale e importante, è importante rimanere cauti. Per la risposta da dare, è un po ‘come quella relativa ai mondi abitati dell’Universo: tutti gli studi astronomici mostrano che ci sono certamente miliardi di pianeti nel cielo con condizioni atmosferiche e climatiche. e chimica molto vicino a quelli della nostra terra; esiste quindi una probabilità migliore a favore dell’esistenza di altri mondi abitati che a favore dell’ipotesi che la nostra terra porti da sola il vivere e il pensare nella totalità del cosmo, dove le stelle sono contate da centinaia di miliardi in ogni galassia e dove le galassie visibili nei nostri telescopi sono centinaia di miliardi. Ciò rimane vero anche se, come è il caso attuale, la vita o il pensiero non sono ancora stati evidenziati direttamente nella regione minuscola del cosmo, dove potremmo fare osservazioni dirette, per esempio Marte o Venere.
Allo stesso modo, se abbiamo in noi delle particelle, gli elettroni, che sono portatori dello Spirito, c’è una migliore probabilità che ciò che chiamiamo il nostro Spirito sia precisamente costituito dallo Spirito degli elettroni del nostro corpo, piuttosto che da noi. all’ipotesi contraria che afferma che il nostro Spirito deve essere cercato altrove che negli elettroni. O, almeno, diremo che finché i nostri biologi non ci hanno mostrato che lo Spirito è altrove rispetto a dove lo abbiamo già localizzato, dobbiamo ragionevolmente accettare questa conclusione come l’ipotesi di lavoro più naturale e più probabile.
Ma dovremo accettare anche le conseguenze di quest’ipotesi di lavoro.
Primo, ammettere che l’avventura spirituale dell’universo è, in realtà, l’avventura spirituale degli elettroni, e non solo quella delle “macchine” come il minerale, il vegetale, l’animale o l’umano, a cui il gli elettroni partecipano per averli “inventati”.
Ripetendo l’antica parola scelta dagli gnostici del primo secolo della nostra era, d’ora in poi chiameremo eoni quei portatori dello Spirito nel mondo, riunendo sotto questo termine sia le proprietà fisiche che le proprietà spirituali della particella, ora chiamate elettroni. dai fisici. Questa tendenza a non separare più completamente la materia e lo spirito dalla descrizione scientifica dell’universo è già emersa negli ultimi anni: il “movimento”, se possiamo chiamare questo nuovo orientamento le idee scientifiche [2] , sembra aver avuto origine principalmente a Princeton e Pasadena, negli Stati Uniti, intorno agli anni 1970. Fisici e astronomi, tra i più importanti, erano originariamente. Sono cresciuti da allora da biologi, medici e psicologi. E, più recentemente, teologi.
I neo-gnostici di Princeton e Pasadena hanno tenuto lontana la filosofia gnostica dell’inizio della nostra era, l’idea che ciò che chiamiamo Spirito sia inseparabile da tutti i fenomeni a cui l’UniVerso ci dà di partecipare, che siano fisico o psichico.
È quindi necessario, almeno in linea di principio, essere in grado di avere una conoscenza “scientifica” dello Spirito, vale a dire fornire una descrizione in termini scientifici, anche se è necessario rinnovarla se necessario. linguaggio scientifico stesso. Ma proprio per consentire allo Spirito di raggiungere il grado di un fenomeno “scientifico”, i neo-gnostici rifiutano fin dall’inizio di mettere l’uomo al centro del fenomeno del pensiero: quando l’uomo dice “Penso” sottolinea- loro, dovrebbe più correttamente dire “pensa”, o “regna un campo magnetico nello spazio”, o che l’uomo della strada annuncia “piove”.
In altre parole, c’è una realtà profonda, ovunque presente nell’UniVerso, che è capace di “dare alla luce” il pensiero nello spazio, nello stesso modo in cui un elettrone è in grado di dare alla luce attorno a sé. un campo elettrico o magnetico nello spazio. Da allora in poi, il pensiero è ovunque presente, tanto nel minerale, nel vegetale o nell’animale quanto nell’uomo.
Ciò che deve essere enfatizzato è l’atteggiamento neo-gnostico, che cerca di concentrarsi su un “grande popolo di eoni”, e non intorno all’uomo, l’avventura spirituale del mondo.
L’UniVerso, non consiste nel concludere che l’uomo è, con tutto il resto del mondo, in qualche modo “manipolato” al livello dello Spirito da questo popolo degli eoni, con la conseguenza di non partecipare realmente al suo il proprio destino.
Non sono gli eoni che “guidano” la mia mente, “Io” sono questi eoni stessi, in quanto in ognuno degli eoni che entrano nel mio corpo è presente ciò che chiamo il mio “io”, è per dire la mia persona.
Non solo l’attitudine neo-gnostica non rende l’uomo un “burattino” che altri tirerebbero i fili, ma suggerisce che la nostra persona è direttamente coinvolta in tutte le avventure spirituali del mondo, un’avventura che prende le sue radici nell’origine del nostro UniVerso, circa quindici miliardi di anni fa, e che si concluderà con lui … se tuttavia l’UniVerso dovesse finire un giorno.
Da allora le prime ore del mondo eoni hanno così gradualmente accumulato e ordinato informazioni. Al fine di aumentare la quantità e la qualità delle informazioni che memorizzano e ordinano, avrebbero inventato macchine, chiamate, ad esempio, DNA, virus, cellule, piante e animali, l’umano, e continuano. Gli eoni hanno tempo per loro, hanno suonato la “sconfitta della morte”, dal momento che la loro durata della vita è illimitata.
Si può dimostrare [3] che gli eoni hanno proprietà psichiche che ricordano (ed è naturale, se il nostro Spirito è lo Spirito degli eoni) quelli della macchina umana; Li ho distinti in Conoscenza (informazioni dal mondo fisico esterno), AmOre (scambio reciproco di informazioni con altri eoni), Riflessione (riorganizzazione delle informazioni memorizzate) e Atto (azioni nel mondo esterno).
Gli elettroni che si incontrano nel mondo fisico possiedono indubbiamente, come in ogni popolazione vivente, una conoscenza molto varia e livelli di coscienza. Coloro che ne sono capaci, in considerazione delle loro esperienze passate, e solo di quelli, partecipano all’elaborazione del Vivere e del Pensare.
Questi hanno uno Spirito che è stato perfezionato in molte precedenti esperienze, risalenti a un passato remoto, attraverso successive reincarnazioni in “macchine” viventi e sempre più sofisticate.
La strada dell’evoluzione spirituale non è tracciata in anticipo, il popolo degli eoni è in costante ricerca dell’obiettivo, facendo affidamento su un livello di coscienza (i fisici parleranno di un livello neghentropico) sempre più alto, col passare del tempo.
Gli eoni che partecipano alle strutture del nostro corpo che, come il DNA delle nostre cellule nervose, ad esempio, non si rinnovano per tutta la vita, hanno tutte le informazioni relative alla nostra vita vissuta fin dalla nostra nascita.
Tutta questa informazione è la nostra coscienza. Non c’è motivo di stupirsi che questa Coscienza sia in realtà portata da una molteplicità di eoni, e tuttavia fornisce questa forte sensazione che abbiamo dell’unità di noi stessi: i nostri eoni hanno davvero tutti in comune il informazioni sulla nostra vita vissuta, in modo che tutti pensino in armonia, come se giocassero in armonia i diversi musicisti di un’orchestra non appena hanno lo stesso punteggio musicale. Inoltre, non siamo più sorpresi quando i nostri attuali biologi pretendono di spiegare il nostro Spirito come il risultato dell’operazione di miliardi di neuroni nel nostro cervello.
Quello che stiamo dicendo è solo che il nostro Spirito è ancora alla base dei nostri neuroni, è radicato nella più basilare delle nostre strutture corporee, i nostri elettroni.
Le informazioni memorizzate dai nostri eoni relative alla loro vita vissuta prima della nascita sono il nostro Inconscio.
Alcuni dati del nostro Inconscio a volte tornano, simbolicamente, alla nostra Coscienza (vale a dire, sono condivisi in comune dai nostri eoni). Questa “voce interiore”, che esce senza un linguaggio prestabilito dalle profondità della nostra carne e può trasmetterci qualcosa di una vita vissuta in precedenza che attraversa un passato di milioni di anni, è la voce che sembra essere in grado di per ascoltare i profeti, o i saggi. Saremmo senza dubbio interessati a provare più spesso, per mezzo della meditazione per esempio, a discernere alcuni frammenti di questa voce che sussurra in profondità dentro di noi.
E poi, naturalmente, c’è questa conseguenza che ci interessa tutti, perché risponde alla nostra più genuina angoscia, quella della nostra stessa Morte: la nostra vita spirituale non finisce con la nostra morte corporale, poiché i nostri eoni sono milioni portare con sé quando il nostro corpo è restituito alla polvere, il nostro sé completo, cioè la totalità dei ricordi accumulati durante la nostra vita terrena, quei ricordi che formano la nostra Coscienza. Fino alla fine dei tempi.
“Sei polvere e tornerai in polvere”, dice il Genesi. Comprendiamo all’improvviso l’immenso significato simbolico di questa parabola. Infatti, ci promette la vita eterna, poiché questa polvere di cui siamo fatti porta tutta l’avventura spirituale del mondo, un’avventura a cui il nostro stesso Spirito partecipa per sempre.
[1] Vedi, per esempio, gli studi su ciò che ora viene chiamato Super-gravitazione. Io stesso ho sviluppato questi studi sull’elettrone micro-buco nero nel mio libro Theory of Complex Relativity, Albin-Michel, Paris (1977).
[2] 1 L’eccellente lavoro di Raymond Ruyer, La Gnosi di Princeton, Fayard, Parigi (1976), può essere letto su questo argomento.
[3] L’ho fatto nel mio libro The Spirit, this Unknown, Albin Michel, Paris (1977).
Conclusione La materia è Spirito concretizzato nella materia densa, e viceversa la materia è la concretizzazione dello Spirito, e questi NON può esistere se non ha il supporto materiale, come i fili di un Harddisk….senza il suo supporto materiale, l’in-form-azione non può essere letta né vista…..
vedi:
Lo Spirito, questo sconosciuto, di Jean Charon – (Recensione Teilhard de Chardin. No. 75-76. Dicembre 1978)
Lo Spirito e la materia sono semplicemente i due lati di una stessa medaglia.
vedi anche: Vuotoquantomeccanico + Morte cosa sei ? + Immortali + Sintesi + Conclusione + Volete vivere per sempre ? + Definizione della parola Eutanasia + Consenso Informato + Dissenso informato + Riforma sanitaria + chi è, cosa è dio ?
dr. Jean Paul Vanoli, esperto per la Vera scienza, conoscenza, filosofo della vita eterna, esperto in Medicine Naturali, Scienza della Nutrizione, Bioelettronica e Naturopatia.
– Consulente di: https://mednat.news – curriculum.htm – info@mednat.news + https://pattoverascienza.com
– Curatore, Tutore, Notaio, Trustee del Trust°/Stato Persona, estero:
VANOLI GIOVANNI PAOLO (VANOLI G.P. – VGP)
– Human Rights Defender ONU/A/RES/53/144 1999
– Difensore dei Diritti dei batteri e virus/esosomi, cioè della Vita/Natura in genere