Cannabis la vera storia – Perché la MARIJUANA fu PROIBITA,
vedi : LA VERA STORIA della CANAPA + Droga + Proibizionismo (alcol e canapa)
Video trailer sulla vera storia:
La marijuana (spagnolo), o cannabis (latino) o hemp (inglese) è una pianta che si potrebbe definire miracolosa, ed ha una storia lunga almeno quanto quella dell’umanità. Unica pianta che si può coltivare a qualunque latitudine, dall’Equatore alla Scandinavia, ha molteplici proprietà CURATIVE, cresce veloce, costa pochissimo da mantenere, offre un olio di ottima qualità (molto digeribile), ed ha fornito, dalle più antiche civiltà fino agli inizi del secolo scorso, circa l’80 per cento di ogni tipo di carta, di fibra tessile, e di combustibile di cui l’umanità abbia mai fatto uso.
E poi, cosa è successo ?
E’ successo che in quel periodo è avvenuto il clamoroso sorpasso dell’industria ai danni dell’agricoltura, e di questo sorpasso la cannabis è stata chiaramente la vittima numero uno.
QUANDO È DIVENTATA ILLEGALE NEGLI STATI UNITI ?
Le restrizioni sull’utilizzo della cannabis per ragioni mediche, ricreative e industriali sono decollate, nella maggior parte degli Stati degli USA, a partire dal 1906.
Prima di allora, la cannabis veniva utilizzata per produrre tinture mediche o prodotti industriali come la fibra tessile, per esempio.
Anche l’uso ricreativo della cannabis è diventato abbastanza popolare a partire dal 1850 circa, quando gli hashish bar in stile orientale si potevano trovare in gran parte delle maggiori città degli Stati Uniti.
Le principali restrizioni alla cannabis sono state imposte attraverso le cosiddette “leggi del veleno”, come il Pure Food and Drug Act, approvato dal Congresso nel 1906. Questa legge ha richiesto che determinati farmaci, inclusa la cannabis, fossero etichettati secondo procedure più appropriate.
Da lì in poi, gli Stati hanno cominciato ad emanare le proprie leggi in materia di etichettatura specifica di farmaci come la cannabis. Ad esempio, i regolamenti che disciplinavano la vendita di cannabis e prodotti derivati sono stati successivamente adottati dal Massachusetts nel 1911 e dallo Stato di New York e dal Maine nel 1914.
Nel 1925 gli Stati Uniti hanno ufficialmente supportato la regolamentazione della canapa indiana (sostanzialmente cannabis ad alto contenuto di THC) alla Convenzione internazionale sull’oppio. Il convegno limitò l’esportazione di canapa indiana e di tutti i prodotti derivati (come l’hashish) in Paesi che avevano già bandito la sostanza.
Nel 1930, gli Stati Uniti fondarono il Federal Bureau of Narcotics come impulso per bandire e controllare le droghe ricreative. L’ufficio era guidato da Harry J. Anslinger che, come vedremo, viene spesso incoronato padre del proibizionismo della cannabis negli Stati Uniti.
Nel 1932, approvarono la legge denominata Uniform State Narcotic Act, che prevedeva fondamentalmente che tutti gli stati si unissero contro il traffico di stupefacenti e lo gestissero con leggi uniformi. A metà degli anni ’30, tutti gli Stati del Nord America avevano ormai applicato una qualche regolamentazione sulla cannabis.
Il possesso o la distribuzione di marijuana per uso ricreativo divenne ufficialmente illegale su tutto il territorio degli Stati Uniti in base al Marijuana Tax Act, legge federale del 1937.
Nel 1970, la legge federale venne sostituita dal Controlled Substances Act, che elencava ufficialmente le droghe in 5 diverse tabelle redatte in base alla pericolosità e al rischio di dipendenza. La cannabis venne inserita nella Schedule I, la tabella che riportava le sostanze ritenute più pericolose e a maggior rischio di dipendenza.
A tutt’oggi, le sostanze della Schedule I sono ritenute ad elevato potenziale di dipendenza, altamente pericolose e non sono accettate per l’impiego in medicina.
I nascenti gruppi industriali americani puntavano soprattutto allo sfruttamento del petrolio per l’energia (Standard Oil – Rockefeller), delle risorse boschive per la carta (editore Hearst – La Hearst Corporation è un conglomerato mediatico statunitense, fondato da William Randolph Hearst il 4 marzo 1887. Ha sede a New York), e delle fibre artificiali per l’abbigliamento (Dupont) – tutti settori nei quali avevano investito grandi quantità di denaro. Ma avevano di fronte, ciascuno sul proprio terreno, questo avversario potentissimo, e si unirono così per formare un’alleanza sufficientemente forte per batterlo.
L’unica soluzione per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di quelle dimensioni risultò la messa al bando totale.
L’illegalità. Partì quindi un’operazione mediatica di demonizzazione, rapida, estesa ed efficace (“droga del diavolo”, “erba maledetta” ecc. ). La condanna morale viaggiava rapida e incontrastata da costa a costa (non c’era la controinformazione !), e di lì a far varare una legge che mettesse la cannabis fuori legge fu un gioco da ragazzi.
Fatto sta che a partire da quel momento Dupont inondava il mercato con le sue fibre sintetiche (nylon, teflon, lycra, kevlar, sono tutti marchi originali Dupont), il mercato dell’automobile si indirizzava definitivamente all’uso del motore a benzina (il primo motore costruito da Diesel funzionava con carburante vegetale), e Hearst iniziava la devastazione sistematica delle foreste del sud America, dal cui legno trasse in poco tempo la carta sufficiente per mettere in ginocchio quel poco che era rimasto della concorrenza.
Al coro di benefattori si univa in seguito il consorzio tabaccai, che generosamente si offriva di porre rimedio all’improvviso “vuoto di mercato” con un prodotto cento volte più dannoso della cannabis stessa.
E le “multinazionali” di oggi, che influenzano fortemente tutti i maggiori governi occidentali, non sono che le discendenti dirette di quella storica alleanza, nata negli anni ’30, fra le grandi famiglie industriali. (Nel caso qualcuno si domandasse perchè mai la cannabis non viene legalizzata nemmeno per uso medico, nonostante gli innegabili riscontri positivi in quel senso).
Come prodotto tessile, la cannabis è circa quattro volte più morbida del cotone, quattro volte più calda, ne ha tre volte la resistenza allo strappo, dura infinitamente di più, ha proprietà ignifughe, e non necessita di alcun pesticida per la coltivazione. Come carburante, a parità di rendimento, costa circa un quinto, e come supporto per la stampa circa un decimo.
Abbiamo fatto l’affare del secolo……
Come vediamo l’ingerenza sempre delle multinazionali che assieme a governi compiacenti dominano il mondo come la l’industria farmaceutica del resto……..:
Tratto da: luogocomune.net
vedi: Spinelli Brucia cervello ? + Aids e Canapa + Proibizionismo + Falsita’ della medicina ufficiale + Bugiardino + FARMACI e CONTROINDICAZIONI + Nutriterapia per il cancro
Recenti ricerche pubblicate anche su Jama International Medicine 2014, dimostrato ed affermano che dove la Marjuana medica usata come analgesico, e’ legale, le morti da farmaci sono il 25% in meno ! – vedi: http://allnaturalwarrior.com/painkiller-deaths-drop-by-25/
La guerra alle Droghe e’ Fallita !
www.oceanrecoverycentre.com/drugs/why-the-war-on-drugs-has-failed/
vedi anche: http://www.medicalcannabis.it/mainpage.php?do=schede%2Fterapiamain.htm&mid=549
Storia della canapa: http://www.usidellacanapa.it/canapa/proibizionismo.html?mid=549
https://video.fmxp5-1.fna.fbcdn.net/v/t42.1790-2/22441121_112714469485593_4330053747129450496_n.mp4?_nc_cat=106&efg=eyJ2ZW5jb2RlX3RhZyI6InN2ZV9zZCJ9&_nc_ohc=eTCkmcu4lQwAQkJ2QRRUUgkl8n-bxzcapVmqqw0BkGzAOYo-wbPWZ7u5A&_nc_ht=video.fmxp5-1.fna&oh=4556412fdf2c5ee642599a9b07c867e4&oe=5DEE98BB
Perchè Canapa e Marijuana sono state Vietate – La Vera Storia
Molti ricorderanno l’articolo: Cancro e bicarbonato: è in arrivo l’orda dei camaleonti ?, nel quale avevamo denunciato la clamorosa retromarcia in extremis effettuata da Big Pharma sull’efficacia del bicarbonato nel combattere i tumori.
In un articolo comparso su Repubblica il 28 agosto 2010, si leggeva quanto segue:
Il bicarbonato al posto dei chemioterapici. I farmaci antiacidità, gli inibitori della pompa protonica e persino il bicarbonato, potrebbero sostituire la chemioterapia. Ma qualcuno doveva essersi accorto della portata di quella affermazione, e poche ore dopo il testo veniva modificato in questo modo: Gli antiacidi al posto dei chemioterapici ?
L’altra ricerca riguarda i farmaci antiacidità. Gli inibitori della pompa protonica generalmente adoperati per le ulcere gastriche potrebbero sostituire la chemioterapia.
Il bicarbonato era scomparso di scena, diventando un generico antiacido, e del suo possibile uso come sostituto della chemioterapia non restava più traccia. (Fortunatamente noi avevamo salvato la pagina originale, e potemmo mostrare le due versioni al confronto).
Ora in America è successa una cosa simile, ma forse ancora più grave, visto che ad essere coinvolto è lo stesso National Cancer Institute, l’autorità federale USA per antonomasia, nella lotta contro il cancro.
Forse in un eccesso di leggerezza (o di onestà ?) il 17 marzo scorso compariva sul sito del NCI la seguente affermazione:
I potenziali benefici della Cannabis medica per le persone affette dal cancro includono effetti entiemetici, stimolo dell’appetito, alleviamento del dolore e miglioramento nel sonno. Nella pratica oncologica integrativa il medico curante può raccomandare la Cannabis medicinale non solo per il controllo dei sintomi ma anche per il suo possibile effetto antitumorale diretto.
Ma questa era la prima volta che il fatto veniva riconosciuto da un organo federale. Ed infatti sui mille blog pro-marijuana è esplosa una vera e propria festa, poichè un riconoscimento del genere significa automaticamente la rimozione della Cannabis dalla famigerata Schedule 1 (*), la categoria che in USA raggruppa i composti chimici ad alto rischio di assuefazione, e senza alcuna utilità medica, ed una sua nuova collocazione nella Schedule 3.
Ma la festa è durata poco. Qualcuno infatti deve essersi accorto che passare la marijuana avrebbe significato in pratica liberalizzarla per uso medico, e dieci giorni dopo la pagina del NCI è stata corretta in questo modo:
Per quanto non esistano ricerche importanti sulla sua pratica medica, sembra che i dottori che hanno in cura pazienti malati di cancro e che prescrivono la Cannabis medica, lo facciano soprattutto per combatterne i sintomi.
In altre parole, la capacità antitumorale diretta della marijuana è completamente scomparsa dalla scena.
Ecco la pagina del NCI, come appariva il 17 marzo, e come appare a partire dal 28 di marzo:
Tratto da: www.luogocomune.net/site/modules/news/library/Cancer.gov-scrub.jpg
Purtroppo per i signori di Big Pharma, il loro intervento in extremis si è rivelato un terribile boomerang, poichè sono ormai dozzine i forum e i blog americani che parlano apertamente di cover-up da parte degli enti governativi.
L’anno prossimo, con le elezioni presidenziali USA, il movimento per la liberalizzazione tornerà alla carica, ed è probabile che ottenga dei risultati importanti; nel 2014 essa e’ stata liberalizzata per uso medico e non gia’ in certi stati.
Ma in ogni caso è ormai evidente che la contraddizione della marijuana non potrà più reggere a lungo. Specialmente quando la marijuana “fu abolita ufficialmente per la presenza del TCH (il suo composto psicotropico, che per non essere nocivo, non deve superare il 10% del tipo di marijuana utilizzata )”, e da diversi decenni ormai il THC è disponibile in farmacia come molecola sintetica, che invece e’ molto piu’ tossico del THC naturale
Si consiglia assolutamente di utilizzare la marijuana BIOLOGICA, coltivata SENZA prodotti chimici utilizzati in agricoltura, i quali se purtroppo inalati nel fumo della pianta possono portare notevoli danni ai vari sistemi del corpo, specie quello nervoso.
IMPORTANTE: il 99% della marijuana acquistata per strada… contiene prodotti chimici oltre a cocaina…per generare dipendenza anche a questa droga….
SOSTANZE Tossico-nocive contenute nella Canapa acquistata in strada – 07/07/2014
Ci è voluta un’indagine della televisione svizzera per sapere cosa contiene l’erba che ogni giorno sbarca sulle coste della Puglia dell’Albania: cioè lacca, lana di vetro e piombo. Sostanze che vengono aggiunte per aumentare il peso dell’erba e quindi il suo valore sul mercato dello spaccio illegale.
A portare alla luce la tematica un servizio della tv elvetica in lingua italiana Teleticino, che attraverso anche alcune interviste a consumatori anonimi che testimoniano nausea, dolori e difficoltà respiratorie sopraggiunti dopo aver fumato, parla di erba che viene “coltivata con pesticidi, poi imbevuta in acetato di piombo per aumentarne il peso, coperta di lana di vetro per simulare la cristallizzazione del fiore ed infine spruzzata con la lacca per tenere insieme il tutto”.
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Il PROIBIZIONISMO NUOCE alla SALUTE.
Sostanze pericolosissime per la salute (il piombo in particolare secondo la ricerca medica è in grado di provocare demenza oltre che tumori) che ogni fumatore rischia di inalare. Anche perché è bene ricordare che proprio dall’Albania giunge la maggior parte dell’erba che viene spacciata in Italia.
A sostegno della tesi espressa da Teleticino non vi sono indagini di laboratorio, ma non ci sarebbe certo da stupirsi se fosse tutto vero.
Specie in un momento in cui la repressione della polizia alle coltivazioni di cannabis in Albania ha assunto i contorni di una vera e propria guerra, non è difficile immaginare che i narcotrafficanti abbiano aumentato la concentrazione di sostanze da taglio capaci di aumentare il peso dell’erba per rientrare così dei mancati guadagni dovuti alla confisca di molte coltivazioni.
Film di Massimo Mazzucco sulla vera storia della canapa:
https://peertube.uno/videos/watch/f442299a-60c2-404c-b424-b51aee7cb949?start=1s
In ITALIA NON ESISTONO CONTROLLI.
Un’ulteriore prova di come il proibizionismo della cannabis sia nocivo anche per la salute pubblica, vietando l’autocoltivazione di cannabis ed imponendo ai consumatori di rivolgersi al mercato illegale.
Ed anche una prova della mancanza di controlli seri in Italia, dove ogni giorno vengono dilapidate risorse pubbliche per reprimere consumatori e piccoli coltivatori di cannabis, ma non vengono effettuati controlli sulle tipologie di cannabis rintracciabili sul mercato dello spaccio né vengono attuati programmi per informare sui rischi reali dell’assunzione di queste tipologie di droghe leggere, che evidentemente, più che sulle inesistenti percentuali di Thc al 60% vaneggiate da Giovanardi, si ritrovano nelle sostanze da taglio che le mafie utilizzano per aumentare i guadagni.
Tratto da dolcevitaonline.it
Il consumo di Cannabis (fumata intensamente e frequentemente) può provocare GRAVI disturbi, tra i più pericolosi di quelli psichiatrici – Londra UK,, Gran Bretagna, Feb. 2008
Un’associazione britannica no profit per la salute mentale chiede che le avvertenze sui danni degli spinelli siano riportati sui pacchetti delle cartine.
Secondo l’associazione, le scritte bordate in nero, efficaci per la diminuzione del tabagismo, potrebbero essere un buon rimedio anche per la Cannabis: http://www.scienze.tv/node/2914
Uno studio condotto nel 2005 dall’università di Saskatchewan in Canada ha rotto il mito che la marijuana provoca danni al cervello. I ricercatori hanno scoperto che un THC “alto” provoca effettivamente lo sviluppo di nuove cellule cerebrali.
https://it.cannabis-mag.com/2016/08/25/Cannabis-la-causa-di-neurogenesi/?fbclid=IwAR0rZg7NefG-Zl0ZnCe9QNYlFEgT5BHrY7eywBpHNzzgijgFCc4Fom5R_lU
Recente scoperta:
https://www.fanpage.it/attualita/chimico-italiano-scopre-un-nuovo-cannabinoide-e-il-thcb-33-volte-piu-forte-del-thc/
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CANADA: PRONTI per la CONSEGNA i PRIMI 250 KG di Cannabis terapeutica legale
Le politiche canadesi sull’uso terapeutico della Cannabis si confermano all’avanguardia nel panorama internazionale.
Il contratto per la produzione di marijuana medica stipulato tra il Ministero della Sanita’ e la Praire Plant Systems prevedeva che il primo stock fosse pronto entro la fine del 2001.
Cosi’ e’ stato, e il 21 dicembre il Ministero ha annunciato che per i pazienti saranno presto disponibili i primi 250 kg di marijuana. Il Ministero deve ancora definire alcuni aspetti: il prezzo della marijuana; come confezionarla e cosa scrivere sull’etichetta; come distribuirla, per tutelare la privacy dei pazienti e perche’ non finisca in “mani sbagliate”.
Ma il contratto tra il Ministero e la Praire Plant System aveva raccolto anche qualche critica, soprattutto in merito a quanto THC avrebbe dovuto contenere la marijuana “governativa”. Il contratto prevedeva, infatti, un contenuto intorno al 5-6%, giudicato troppo basso da molti pazienti e da alcuni gestori dei compassion clubs; mentre la marijuana disponibile sul mercato nero canadese ha un contenuto di THC tra il 15% e il 20% e piu’, cioe’ e’ molto piu’ forte (tossica) di quella “governativa”.
Secondo Munir Ahmad, che gestisce un compassion club ad Edmonton, i pazienti si sentono certamente piu’ sicuri quando acquistano marijuana di provenienza legale, ma a patto che la marijuana sia altrettanto “buona”, cioe’ efficace, di quella di strada e costi meno di quest’ultima; altrimenti continuerebbero a rivolgersi al mercato nero. In altre parole, la marijuana prodotta dalla Praire Plant System dovrebbe essere qualitativamente alla pari con quella che si trova sul mercato nero.
A queste critiche ha risposto il presidente della Societa’ canadese, il quale ha affermato che il suo prodotto presenta un contenuto di THC intorno al 10-12% e che i pazienti apprezzeranno la marijuana della Praire Plant System.
A scanso di equivoci, il Ministero ha comunque cominciato a contattare i pazienti e la distribuzione dovrebbe cominciare gia’ nei prossimi mesi, appunto dopo aver definito alcuni aspetti pratici, dei quali il prezzo, a questo punto, sembra essere un nodo cruciale.
Ma in questi giorni i quotidiani canadesi hanno riportato altre due notizie davvero curiose e, per certi versi, sorprendenti.
La prima riguarda proprio la distribuzione della marijuana. A partire dalla fine di dicembre 2001, infatti, la marijuana puo’ arrivare direttamente a casa dei pazienti, grazie alle Poste canadesi. Molti compassion clubs hanno gia’ cominciato ad usare questo sistema e alcuni clubs hanno addirittura spedito, in occasione delle feste natalizie, piccole confezioni regalo ai pazienti.
Come recitava il Toronto Sun del 27 dicembre 2001, “e’ stato un gran Natale per i pazienti che si curano con la marijuana”.
Non solo: c’e’ anche un sito internet a cui i malati si possono rivolgere per ordinare la loro medicina: http://www.medicalmarihuana.ca
La seconda notizia, apparsa ai primi di gennaio, riguarda l’uso di marijuana in ospedale. Infatti, gli ospedali di Edmonton e Calgary stanno mettendo a punto un progetto per consentire ai pazienti, regolarmente autorizzati all’uso di marijuana per scopi medici, di continuare a fumarla anche in ospedale, qualora fossero ricoverati.
Lo scopo e’ quello di mantenere una continuita’ nella cura, senza doverla interrompere in caso di degenza ospedaliera. Uno dei punti del progetto prevede la creazione di spazi separati per i “fumatori”, non solo per tutelare la privacy di questi ultimi, ma soprattutto per tutelare la salute degli altri ricoverati e dei medici ospedalieri.
Tratto da Nadir Notizie – Medical Cannabis Newsletter http://medicalcannabis.it
Fonti: http://www.mapinc.org/drugnews/v01/n2112/a10.html
http://www.drcnet.org/wol/217.html#healthcanada
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CANNABIS DISTRUGGE CANCRO – 18/03/2014
All’Università Complutense di Madrid, in Spagna, la dottoressa Christina Sanchez sta studiando, da oltre un decennio, gli effetti antitumorali del THC, il principale componente psicoattivo della cannabis.
In un video spiega esattamente come il THC uccida del tutto le cellule tumorali, senza alcun effetto negativo per le cellule sane.
La sua ricerca si somma a quella dello scienziato britannico Wai Liu, oncologo presso l’Università di scuola medica di Londra, St. George.
La ricerca della dottoressa Liu rivela anche come il THC abbia potenti caratteristiche anticancro e come possa significativamente sbarrare i percorsi che permettono al tumore di crescere.
Liu sottolinea che le aziende farmaceutiche spendono miliardi in farmaci che fanno la stessa cosa che la pianta della Cannabis, fa naturalmente.
Nel seguente video, la Dott. Sanchez, spiega esattamente come il THC elimini le cellule tumorali attivando i recettori dei cannabinoidi del corpo, creando altri endocannabinoidi. Cosa c’è di più? La Cannabis può fare tutto questo senza effetti psicoattivi.
VIDEO: http://vimeo.com/83094404
“Ci sono un sacco di tumori che dovrebbero rispondere abbastanza bene a questi agenti della Cannabis. Se pensiamo che le compagnie farmaceutiche spendono miliardi di sterline cercando di sviluppare nuovi farmaci, che hanno come target questi percorsi, quando la Cannabis fa esattamente la stessa cosa. Abbiamo qualcosa, prodotto naturalmente, che incide sugli stessi percorsi affrontati dai farmaci che costano miliardi.” ha detto Liu.
Questo avviene in un momento importante in cui gli Stati stanno ricevendo pressioni di depennare dall’elenco delle droghe, la Cannabis, come droga illegale, una definizione arcaica ed erronea di una pianta su cui Big Pharma ha numerosi brevetti.
Il Brevetto N° US 6630507 B1, per esempio, è sui cannabinoidi come antiossidanti e neuroprotettivi: “I cannabinoidi si trovano ad avere particolare applicazione come neuroprotettivi, per esempio nel limitare il danno neurologico a seguito di insulti ischemici, come ictus o trauma, o per il trattamento di malattie neurologiche, come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la demenza HIV.”
Le Big Pharma sicuramente sanno che la Cannabis potrebbe curare il cancro:
http://jpet.aspetjournals.org/content/308/3/838.abstract
mct.aacrjournals.org/content/10/1/90.abstract
www.jneurosci.org/content/21/17/6475.abstract
http://www.nature.com/bjc/journal/v95/n2/abs/6603236a.html
Nei testi indù, la Cannabis, era conosciuta come ‘Erba Sacra’ ed è stata usata nella medicina tradizionale cinese per secoli.
La Cannabis può sostituire i farmaci tossici e ridurre drasticamente il dolore.
La ricerca della Dottoressa Sanchez è l’ennesima goccia da aggiungere alla saggezza secolare che circonda l’uso medicinale di questa pianta fenomenale.
http://intellihub.com/molecular-biologist-explains-thc-kills-cancer-completely/
Come ho sempre detto: la Cannabis sarebbe l’essere umano del mondo vegetale!
CHI HA UCCISO BOB MARLEY ? Sicuramente non è stata la Marjiuana !
Canapa: Il ministro della salute Italiano apre alla terapia antidolore
Fonte: 11 Messaggero, pag. 8, 16 ottobre 2006. Entro questa settimana dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri il disegno di legge firmato dal Ministro Turco che prevede l’uso terapeutico dei derivati della cannabis. Il Delta-8-tetraidrocannabinolo ed il Delta-9-tetraidrocannabinolo sono i principi attivi che potrebbero essere usati per alleviare il dolore e sedare gli effetti infiammatori di molte malattie come la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide e l’inappetenza dei malati di AIDS. Il disegno di legge prevede inoltre l’abolizione del ricettario ad hoc per gli oppioidi: per prescriverli si potrà utilizzare il normale ricettario.
Anche su: http://www.aboutpharma.it/notizia.asp?id=11730
CANNABIS (Marijuana, Maria, Erba, Ganja, Skunk, Fumo, Cioccolato, Marocchino, Nero, Polline, etc…)
‘We’re jammin’ I wanna jammin with you, we’re jammin’ and I hope you like jammin’ too…’ – By Bob Marley ‘Jammin’
Cos’è ?
Tutti i prodotti che vengono comunemente riuniti sotto il nome di cannabis derivano dalla pianta della canapa (cannabis sativa): la marijuana (erba, ganja, etc…) consta delle infiorescenze della pianta (femmina non impollinata), tutti i vari tipi di hashish (marocchino, cioccolato, nero, etc…) derivano dalla lavorazione della resina prodotta dalla pianta, l’olio deriva dalla distillazione della resina.
La cannabis sativa è una pianta dioica (cioè che si differenzia sessualmente in maschio e femmina durante la crescita), conosciuta ed apprezzata dai contadini in tutto il mondo: necessità di poche cure e ha pochi ‘nemici’ naturali, cresce praticamente ad ogni latitudine a parte quelle artiche, tende ad ‘ammendare’ (arricchire) il terreno di coltura, ed è coltivata fin dalla preistoria a causa degli svariati utilizzi possibili con le sue fibre: tessuti, vestiti, olio commestibile e/o combustibile, carta, fibre plastiche e tante altre applicazioni.
Una delle prime automobili ad essere prodotte in serie (la Ford T del 1923) era composta per più del 60% di materiali derivati dalla cannabis sativa. Le moderne applicazioni tecnologiche consentirebbero, tramite un processo chimico chiamato estrusione, di ricavare dalla cannabis sativa praticamente ogni materiale (compresa energia elettrica ottenuta tramite biomassa), tranne vetri o metalli, con un bassissimo impatto ambientale e a costi molto ridotti.
La cannabis è da tempo immemore presente in moltissime culture: la prima menzione della pianta e dei suoi effetti si trova in un libro di medicina cinese risalente al 28° secolo a.C.; in Africa, i clan semi-nomadi che vivono nell’area del Lago Vittoria, ancora oggi suggellano gli accordi commerciali con l’uso in comune di cannabis fumata in lunghe pipe; la religione Rastafari (diffusa in Jamaica), che predica la fratellanza universale e profetizza il ritorno delle genti nere alla Madre Africa, fa del consumo rituale di ganja uno dei ‘sacramenti’ principali (i Rasta sostengono che la cannabis è un dono venuto direttamente da Dio -Jah-).
I prodotti della cannabis hanno anche ampiamente dimostrato la possibilità di svariate ed efficaci applicazioni a scopo terapeutico: nelle sindromi dolorose croniche, nelle malattie polmonari, nel supporto a pazienti oncologici in chemioterapia, nel trattamento farmacologico dell’anoressia, dell’epilessia, nella cura del glaucoma, nelle paraplegie e nelle sclerosi muscolari, solo per fare alcuni esempi.
Il maggiore responsabile degli effetti psico-attivi nella cannabis, fra gli oltre 60 principi attivi contenutivi, è il Delta 9 tetraidrocannabinolo, comunemente conosciuto con la sigla THC. La concentrazione del THC e degli altri principi attivi varia da qualità a qualità (con percentuali che possono andare dal 2 al 50%) ed è quindi difficile sapere a priori quali caratteristiche avrà una certa varietà.
Come viene consumata comunemente ?
Fumata / Inalata
Una mistura di marijuana (o hashish) e tabacco viene ‘rollata’ e fumata come una sigaretta, o con l’utilizzo di pipette, chiloom, etc… I principi attivi vengono assorbiti attraverso le vie respiratorie e raggiungono il flusso sanguigno, e successivamente il cervello entro 5-10 minuti dall’assunzione. L’effetto è fortemente dose-dipendente (proporzionalmente al contenuto di THC e altri psicoattivi) e permane mediamente per 1-3 ore.
Fumare cannabis in questo modo contempla tutti i rischi per la salute legati al fumare. Questi rischi vengono ridotti con l’utilizzo di un bong (una pipa ad acqua), che raffredda e depura naturalmente i vapori prima che raggiungano i polmoni.
Mangiata
La marijuana e l’hashish possono essere utilizzate per cucinare una serie di piatti (specialmente dolci).
E’ necessario fare attenzione al quantitativo di sostanza utilizzata nella cottura, poiché il processo di riscaldamento produce una sintesi del THC, con conseguente intensificazione delle proprietà psico-attive.
L’assorbimento da parte dell’organismo avviene gradualmente attraverso la digestione; gli effetti, attenuati rispetto al normale, cominciano 1-2 ore dopo l’ingestione e possono durare anche fino a 10-12 ore.
Effetti
Gli effetti cominciano 10-15 minuti dopo l’assunzione, si protraggono per 1-2 ore e comprendono sensazioni di rilassatezza, positività e tranquillità. Eventuali sentimenti aggressivi tendono ad affievolirsi in favore di un senso di calma diffusa.
L’effetto dei cannabinoidi aumenta la capacità di apprezzare cose come una buona conversazione, la musica e lo scambio di idee. Provocando una rapida caduta degli zuccheri nel sangue (glicemia), e aumentando la produzione di succhi gastrici, il consumo di cannabis è associato con un aumento dell’appetito.
E’ ampiamente dimostrato che i prodotti della cannabis sativa non provocano l’insorgere di dipendenza e non si è mai registrato un solo decesso correlato al consumo: il rapporto dose attiva/overdose è di 1:20.000, vale a dire che servirebbe l’equivalente di 20.000 ‘dosi’ per arrivare a una reazione di overdose.
La cannabis non si accompagna bene a nessuna altra droga, in special modo è sconsigliato il mix con bevande alcoliche (che può provocare vertigini e forte nausea).
Effetti non desiderati
Come per altre droghe conta molto lo stato d’animo (set) e la situazione (setting) in cui ci si trova se e quando si è determinati a consumare cannabis: un cattivo stato d’animo (ansia, rabbia, etc…) può peggiorare gli effetti della cannabis sulla psiche.
La cannabis tende a provocare improvvisi cali della pressione sanguigna (dovuti ad un rapido abbassamento della ‘glicemia’: il livello di zuccheri nel sangue), seguiti da attacchi di nausea, anche piuttosto forti; le persone che soffrono di bassa pressione sono avvisate. Dato che tende ad incidere sul ritmo cardiaco (tachicardia), è sconsigliato il consumo a chi ha problemi di cuore.
Il fatto che sia (giustamente) considerata un droga leggera, non deve però ingannare: una dose massiccia di cannabis può incidere in modo rilevante sull’esame di realtà, sul coordinamento occhio-mano e sulla percezione individuale di tempo, spazio e distanza; perciò guidare, o operare su macchinari, sotto effetto può essere rischioso.
Le persone in condizioni psichiche particolari (depressione, schizofrenia, paranoia, fobie, attacchi di panico) non dovrebbero usare prodotti della cannabis, perché corrono il rischio di incorrere in episodi acuti.
Diversi consumatori riportano l’insorgere di crisi di ansia, in alcuni casi anche molto intense e spiacevoli.
Attenzione !!
La preparazione di sigarette con prodotti derivati dalla cannabis avviene spesso mescolandola con tabacco: è stato ampiamente dimostrato che fumare tabacco aumenta (circa del 30%) la probabilità di insorgenza del cancro ai polmoni e allo stomaco; oltretutto la Nicotina fa insorgere una rapida dipendenza.
Tratto da: http://www.scienzaesperienza.it/news/allegati/libro-droghe/cap08.php
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La Marijuana uccide il cancro (ovviamente NON fumata)
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Flash&d_op=getit&id=12890
Ripensare la marijuana. Due volte – 21/6/2010
Se si vuole toccare con mano la solidità della corazza protettiva che avvolge l’attuale mondo dell’oncologia, basta pensare all’esempio di Lester Grinspoon.
Negli anni ’70 il Dott. Lester Grinspoon, psichiatra al Centro di Malattie Mentali di Boston, provocò un vero e proprio terremoto pubblicando il libro intitolato “Marijuana reconsidered” (“Ripensare la marijuana”), che capovolgeva tutti i canoni fino ad allora ritenuti validi dall’ambiente accademico sulla pianta della cannabis.
Dopo aver fatto un approfondita ricerca sul materiale scientifico disponibile, Grispoon si era accorto che non solo non esisteva la minima prova a favore della presunta “dannosità” della marijuana, ma si rese anche conto che molte delle sue qualità terapeutiche venivano tenute intenzionalmente nascoste al pubblico – e ai medici stessi – per i motivi che soltanto in seguito sarebbero diventati più chiari per tutti.
La sua ricercà lo portò a pubblicare un secondo libro, intitolato “Marijuana, the forbidden plant” (“Marijuana, la pianta proibita”), nel quale Grinspoon elencava minuziosamente tutti gli utilizzi terapeutici della cannabis, introducendo anche la “maggiore apertura mentale”, di cui gode chi ne fa uso in ambito artistico, fra le caratteristiche positive della pianta.
Da allora Grinspoon ha combattuto una onorevolissima battaglia a favore dell’utilizzo della marijuana per uso medico, …
… facendosi spesso portavoce in prima persona del nascente movimento per la sua liberalizzazione a livello federale (stiamo parlando degli Stati Uniti, dove la proibizione sulla mariuana è nata, e da dove vengono impartite le direttive sulle sue limitazioni a cui debbono adeguarsi, bene o male, tutti gli altri paesi del mondo).
La vicenda di Grinspoon è particolarmente significativa perchè lo psichiatra americano è riuscito a fare tutto quello che ha fatto, a favore della marijuana, restando sempre all’interno del sistema accademico, senza mai scontrarsi frontalmente con le autorità mediche nè crearsi inimicizie tali da venire emarginato dalla elite che controlla la potentissima A.M.A. (American Medical Association).
In altre parole, Grinspoon ha saputo costruirsi un tale credibilità, con il suo lavoro scientifico, da potersi permettere di “giocare” con la marijuana alla luce del sole, venendo sempre tollerato benevolmente dall’ambiente accademico.
Ma evidentemente esiste un confine che nemmeno Lester Grinspoon può superare: è quello che porta a mettere in dubbio la validità dell’attuale sistema oncologico mondiale, che continua a ruotare esclusivamente – da più di 50 anni ormai – sulla famosa “triade intoccabile” di chirurgia, radioterapia e chemioterapia.
Ovvero tre metodologie altamente remunerative sul piano economico, per il sistema ospedaliero mondiale, ma decisamente fallimentari su quello terapeutico.
Veniamo così al motivo specifico per questo articolo.
Come molti lettori già sanno, stiamo completando un documentario sulla marijuana che mette in evidenza non soltanto le sue arcinote qualità terapeutiche, ma anche le sue ormai innegabili qualità anticancro. (Dico “stiamo” perchè si tratta di un progetto multiplo, nel quale ho collaborato con un altro regista e ricercatore di Los Angeles, dando vita a due versioni diverse dello stesso film: il suo, per gli USA, sarà dedicato esclusivamente agli aspetti medico-scientifici della cannabis utilizzata contro il cancro, mentre il mio, destinato primariamente all’Italia, comprenderà anche tutti gli aspetti storici, politici ed economici relativi alla storia della marijuana, che in Italia sono meno conosciuti).
La prima versione del film (quella breve) è finalmente pronta, e dai primi riscontri avuti dall’ambiente medico sembra che sia assolutamente solida ed interessante. (Ne abbiamo parlato altrove – vedi link in coda – ma la stupefacente connessione fra cannabinoidi ed endocannabinoidi, scoperta di recente, ha aperto letteralmente una nuova dimensione sull’uso anticancro della marijuana). Naturalmente, abbiamo pensato di mandarne anche una copia in anteprima a Grinspoon, sperando che volesse scrivere un commento positivo, che aiutasse in qualche modo a promuovere il film.
La sua risposta è arrivata immediata e puntuale. Per motivi di privacy non posso riportarla integralmente, ma ne riassumo il senso generale.
In pratica, Grinspoon ha vistosamente IGNORATO tutta la documentazione presentata nel film, comprese le testimonianze di molti suoi colleghi, sostenendo in modo gelido e distaccato che non esistono prove scientifiche che la marijuana curi il cancro, e suggerendo anzi di mettere un avviso in tal senso all’inizio del film stesso, per non illudere inutilmente i malati.
Fine.
Tale è stata la nostra sorpresa, che per un istante il mio amico ed io ci siamo chiesti se per caso non avessimo scritto alla persona sbagliata. Ma non si trattava di un caso di omonimia, era semplicemente un caso di “marijuana reconsidered”.
Due volte, che è sempre meglio di una.
By Massimo Mazzucco
NOTA: Aggiungo, per correttezza, che il film non dimostra nulla di conclusivo rispetto al potere anti-cancro della cannabis, e che nessuno si aspettava che Grinspoon – come chiunque altro – si strappasse i capelli dopo averlo visto.
Ma il film documenta i risultati raggiunti nella ricerca sull’uso anti-cancro della cannabis – che Grinspoon dovrebbe ben conoscere – e li corrobora con un numero sufficiente di testimonianze, da parte di altri medici, da costituire se non altro un valido punto di partenza per una aperta discussione sull’utilità dei cannabinoidi nella lotta contro i tumori. Lotta che, evidentemente, non tutti hanno voglia vincere. (M.M.)
VEDI ANCHE: “La marijuana uccide il cancro”, con alcuni estratti del film.
Tratto da luogocomune.net
La cannabis distrugge le cellule cancerogene: Cannabis destroys cancer cells
Marijuana medica appoggiata dalla Società Leucemia e Linfoma: Medical marijuana endorsed by leukemia and lymphoma society
La marijuana potrebbe fermare la propagazione del tumore al seno: Marijuana may stop breast cancer from spreading
La marijuana combatte il cancro al colon: Marijuana takes on colon cancer
Composti chimici della cannabis fermano la crescita del tumore alla prostata: Cannabis chemicals stop prostate cancer growth
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Cannabis, possibile ruolo in due casi di regressione di tumore cerebrale – 23 Mar. 2011
La regressione spontanea di tumori è un evento raro, ma ben noto (e quindi non vi è nulla di miracoloso).
Un esempio è quello di un particolare tumore cerebrale, l’astrocitoma. La sua variante pilocitica si sviluppa nei bambini, in forma di massa che cresce lentamente e non infiltra le zone circostanti, ma dà problemi occupando spazio e schiacciando i tessuti vicini. Il trattamento è chirurgico, e la prognosi in genere è favorevole.
Medici canadesi, in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Child’s Nervous System, riportano due casi di regressione spontanea di tale tumore sviluppatosi in quella parte del cervello detta “setto pellucido”, una lamina sottile che sta tra i due emisferi. Regressioni in tale zona, sede rara di tumore, non era mai stata descritta.
Il primo caso era una bambina di undici anni con una storia di mal di testa intermittente iniziato da quattro mesi, che si era poi aggravato, con nausea, vomito e confusione. Dopo l’intervento una risonanza magnetica dimostrava che era rimasto del tessuto tumorale, la cui dimensione non variava nelle risonanze effettuate dopo nove e trentatrè mesi.
Dopo altri tre anni, tuttavia, vi era chiara evidenza radiologica di regressione, e la lesione era quasi scomparsa sei anni dopo, quando la ragazzina aveva diciassette anni. La paziente non aveva ricevuto alcun tipo di trattamento medico.
L’unico cambiamento era stato l’assunzione di Cannabis per via inalatoria, circa tre volte la settimana. Tale assunzione era cominciata tre anni prima e coincideva con la regressione del tumore.
Il secondo caso era una bimba di tredici anni, anch’essa con storia di mal di testa, nausea e vomito. Una volta operata, si riprese normalmente e continuò gli studi fino all’Università. Anche in questo caso gli esami dimostrarono che l’intervento non aveva asportato tutto il tumore, che si evidenziò leggermente cresciuto nelle risonanze fatte a tre e a diciotto mesi dopo l’operazione. Un esame fatto a tre anni dopo l’intervento, quando la ragazza aveva sedici anni, dimostrò una riduzione della lesione, e la più recente risonanza, fatta a diciannove anni, ha dimostrato una quasi scomparsa del tumore.
Anche in tale caso non era stata effettuata alcuna terapia medica. La paziente spontaneamente ha riferito ai medici che ha fumato Cannabis e tale assunzione coincideva con la regressione radiologica del tumore.
Gli Autori riportano che già da trent’anni sono note le possibili proprietà antitumorali dei cannabinoidi, e questo in vari di tipi di cancro. In particolare i tumori cerebrali sembrano essere sensibili all’attività dei derivati della Cannabis, almeno in sistemi sperimentali, cioè in vitro e su modelli animali. Uno studio pilota su nove pazienti con una grave forma di tumore cerebrale ha dimostrato un buon profilo di sicurezza della terapia a base di THC (il maggior principio attivo della cannabis) iniettato nella lesione, con effetto antiproliferativo sulle cellule tumorali. Gli Autori inoltre ricordano che non sono mai stati riportati decessi da uso di Cannabis, e alla luce della sua bassa tossicità sarebbero appropriate maggiori ricerche su tale pianta.
“Queste ricerche sono difficili da attuare, perché la cannabis è considerata illegale da varie giurisdizioni.
L’uso dei cannabinoidi, sia naturali che sintetici, può bypassare alcuni dei problemi etico-sociali e può permettere una migliore quantificazione della dose.
Tuttavia l’ingestione di componenti sintetizzati di un’erba o di un cibo spesso non dà gli stessi benefici della vera erba o prodotto alimentare, proseguono gli Autori. Ci può essere sinergia d’azione dei vari componenti…per la qual cosa è preferibile studiare l’impatto della pianta di Cannabis, in quanto gli effetti benefici possono non essere causati da un singolo composto , molecola o cannabinoide” .
By Francesco Crestani – medico chirurgo
Pres. Associazione Cannabis Terapeutica – Tratto da: droghe.aduc.it
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Una pubblicazione sulla rivista scientifica Biological Psychiatry “Brain Type 1 Cannabinoid Receptor Availability in Patients with Anorexia and Bulimia Nervosa” dell’aprile 2011 ripropone il ruolo del sistema endocannabinoide. Questo importante sistema di modulazione fisiologica parrebbe potere divenire il nuovo target del trattamento farmacologico dei Disturbi del Comportamento Alimentare, in quanto la carenza di endocannabinoidi sembrerebbe contribuire all’insorgere di Disturbi del Comportamento Alimentare – 03-11-2011
Il sistema endocannabinoide è un complesso sistema endogeno di comunicazione tra cellule, è composto da recettori cannabinoidi, dagli endocannabinoidi (i loro ligandi endogeni) e le proteine coinvolte nel metabolismo e nel loro trasporto.
Questo sistema, identificato nel corso di studi sugli effetti del THC (delta-9-tetraidrocannabinolo), quale principale componente attivo della Cannabis, riveste ruolo di grande importanza per il normale funzionamento dell’organismo, essendo coinvolto nella fisiologica risposta dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene in condizioni di stress e in particolari disturbi neuro-psichiatrici, quali ansia malgestita, depressione, fobie, disturbi da stress post-traumatico, ecc.
Si è inoltre ipotizzato, in base all’osservazione clinica, che il sistema degli endocannabinoidi svolga un importante ruolo nella protezione contro la neurotossicità e probabilmente, contro certe forme di epilessia, per tale ragione i farmaci che agiscono come antagonisti dei recettori CB1 dovrebbero essere attentamente monitorati, ad esempio, nei pazienti con ansia, epilessia o disturbi neurodegenerativi.
Si riconoscono due tipi di recettori, CB1 e CB2, identificate in molte regioni del cervello umano: corteccia, ippocampo, gangli basali, cervelletto, striato, amigdala e nucleo accumbens.
I recettori CB1 sono presenti nell’encefalo e la loro distribuzione è particolarmente marcata nelle regioni responsabili della coordinazione motoria e del movimento, dell’attenzione e delle funzioni cognitive complesse come il giudizio, l’apprendimento, la memoria e le emozioni. Si trovano CB1, anche se in quantità inferiore, in alcuni organi e tessuti periferici, quali ghiandole endocrine, ghiandole salivari, milza, cuore, nonché apparato riproduttivo, urinario e gastrointestinale.
Il loro ruolo è essenzialmente quello di proteggere il SNC dalla sovrastimolazione o dalla sovrainibizione prodotta da altri neurotrasmettitori attraverso un’azione di interferenza con il loro rilascio.
I recettori CB2 sono, invece, principalmente presenti a livello periferico, in particolare sulla superficie delle cellule immunitarie ove modulano il rilascio di citochine (molecole proteiche responsabili della regolazione della funzione immune e delle risposte infiammatorie) e partecipano ai meccanismi di regolazione della migrazioni delle cellule immunocompetenti, quindi la loro è più un’attività immunomodulatoria.
Rifacendomi ad uno schema pubblicato su Xapedia.it (Xagena2008 – Fonte: FDA, 2007) proverò a chiarire il ruolo e le applicazioni farmacologiche degli endocannabinoidi al fine di definire l’interesse clinico che queste sostanze rivestono:
– Controllo del Dolore: studi su animali hanno indicato che il cannabinoide endogeno anandamide ed i ligandi del recettore dei cannabinoidi sono molto efficaci nei confronti del dolore, sia di origine neuropatica che infiammatoria. In effetti i recettori CB1 sono localizzati sulle vie del dolore nel cervello e nel midollo spinale e sui terminali periferici e centrali dei neuroni primari afferenti che mediano sia il dolore neuropatico che quello non-neuropatico.
– Sclerosi multipla: in pazienti affetti da sclerosi multipla la clinica ha osservato che i cannabinoidi possono ridurre gli spasmi, la spasticità, i tremori. Le ricerche in corso indicano che l’attivazione dei recettori CB1 e CB2 mediante somministrazione esogena di agonisti, o favorendo il rilascio endogeno, può opporsi alla progressione della sclerosi multipla, rallentando il processo neurodegenerativo, riducendo l’infiammazione e promuovendo la rimielinizzazione.
– Tumori: da ricerche ancora in corso emerge il dato, sicuramente da approfondire, ma altrettanto sicuramente da tenere in considerazione, relativo alla capacità dei cannabinoidi di interferire con la crescita tumorale. Il meccanismo d’azione sembrerebbe da riportare all’azione antiproliferativa, all’inibizione dell’angiogenesi e della migrazione delle cellule tumorali.
– Disordini intestinali: esiste evidenza che certi disordini, caratterizzati da infiammazione del tratto gastrointestinale o da diarrea, possono essere associati ad un aumento dei livelli intestinali di endocannabinoidi e/o dell’espressione dei recettori CB1 mediante neuroni mesenterici. L’iperattività del sistema degli endocannabinoidi migliora almeno alcuni dei sintomi di queste malattie.
– Disordini mentali: si ipotizza che l’anandamide abbia un ruolo protettivo nella schizofrenia
– Eccitotossicità: quando il recettore dei cannabinoidi è deleto o bloccato farmacologicamente sembrerebbe che si potesse incorrere in crisi epilettiche più gravi
– Disordini cardiovascolari: recettori CB1 sono stati trovati nel tessuto miocardico, dove mediano un effetto inotropo negativo (bradicardia) e a livello vascolare, dove determinano vasodilatazione. Questi effetti sono alla base dell’azione ipotensiva arteriosa dell’anandamide
– Disordini oculari: gli endocannabinoidi ed i recettori dei cannabinoidi svolgono un importante ruolo nella regolazione della pressione intraoculare. Gli endocannabinoidi così come i recettori CB1 sono presenti nella retina. I cannabinoidi esercitano effetti neuroprotettivi contro la neurotossicità a livello retinico.
Gli endocannabinoidi sono sostanze prodotte dal cervello ed influiscono sulle funzioni cerebrali, come abbiamo visto, tra queste, nello studio in questione si fa riferimento all’effetto sull’appetito in una maniera che ricorda gli effetti dei derivati della cannabis, tra cui la marijuana e l’hashish. Queste ultime sono sostanze note ed abusate, oltre che autosomministrate con un mezzo quale è il fumo, davvero poco adeguato alle esigenze dell’organismo, senza controllo alcuno né per ciò che riguarda i dosaggi, né per ciò che riguarda la composizione chimica, ma questa è un’altra storia e si lega alle dinamiche sociali che si prendono cura più degli interessi delle organizzazioni criminali, che della salute della gente.
Proseguendo il nostro excursus nello studio effettuato nel 2010-11, si evidenzia un calo dell’appetito legato a deficit del funzionamento di questo sistema modulatore.
I ricercatori hanno valutato indirettamente lo stato del sistema in esame attraverso la rilevazione di aumento o diminuzione della densità dei recettori degli endocannabinoidi in differenti regioni cerebrali attraverso la tomografia ad emissione di positroni (PET – Positron Emission Tomography).
I risultati sono stati confrontati sulla base di 3 distinti gruppi di osservazione: anoressie, bulimie e controlli sani. Tra questi gruppi si è rilevato un notevole aumento di recettori CB1 nelle anoressie ed il risultato è coerente con una sorta di processo di compensazione impegnato nel defici del livello di endocannabinoidi o a ridotta funzionalità dei recettori CB1.
Le disponibilità dei recettori sono aumentate nei pazienti affetti da anoressia e da bulimia specie in una zona definita insula, una regione cerebrale che integra le percezioni del corpo, le informazioni gustative, la ricompensa e l’emozione. In questa tipologia di pazienti queste funzioni sono innegabilmente compromesse e il ruolo degli endocannabinoidi nel controllo dell’appetito, soprattutto se, come peraltro risulta essere, lo si considera legato alle altre percezioni disequilibrate cui facevo cenno, è intuitivo comprenderne l’importanza.
Lo studio riportato è ancora in corso, quindi non è ancora arrivato il giorno nel quale si potrà contare sull’utilizzo di un farmaco per curare queste sindromi, al momento trattate clinicamente osservando più protocolli “sperimentali”, o forse meglio dire “incasellati” in uno schema più legato alle tossicodipendenze che non ai disturbi del comportamento alimentare, quindi protocolli non consolidati, sia dal punto di vista farmacologico che psicoterapico, oltre che nutrizionale.
In ogni modo il fatto che il sistema endocannabiode possa divenire un bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci per la cura di queste sindromi mi sembra un notevole passo in avanti, nella speranza che, accanto alla chimica in senso stretto, rimanga la sperimentazione relazionale così importante in questi casi.
By Luisa Barbieri – Tratto da: domani.arcosis.tv
Note di approfondimento:
– Endocannabinoidi – Da Wikipedia, l’enciclopedia libera
– http://it.wikipedia.org/wiki/Endocannabinoidi
– Il sistema degli endocannabinoidi- http://farmacologiaoculare.wordpress.com/2009/02/07/il-sistema-degli-endocannabinoidi/
– http://www.xapedia.it/neurologia/show.php?a=13573&l=a&w=Anandamide
– Cannabinoidi e Sistema Endocannabinoide – Franjo Grotenhermen http://www.cannabis-med.org/italian/journal/it_2006_01_2.pdf
– Exploring the Endocannabinoid System Cannabinoids and their Therapeutic Potentials http://montanabiotech.wordpress.com/exploring-the-endocannabinoid-system-cannabinoids-and-their-therapeutic-potentials/
– Deficits in brain cannabinoids may contribute to eating disorders http://www.psypost.org/2011/10/deficits-in-brain-cannabinoids-may-contribute-to-eating-disorders-7793
– Brain Type 1 Cannabinoid Receptor Availability in Patients with Anorexia and Bulimia Nervosa – http://www.biologicalpsychiatryjournal.com/article/S0006-3223%2811%2900507-5/abstract
– Elsevier – http://www.elsevier.com/wps/find/homepage.cws_home –
http://domani.arcoiris.tv/cannabis-proibitissima-ma-solleva-dal-dolore-ferma-i-tremori-della-sclerosi-multipla-e-consola-la-schizofrenia/
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Sostanze stupefacenti
Il Ministero della “salute” Italiano, aggiorna le tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope – Feb. 2013
A partire dal 23.2.2013 sono illegali anche i medicinali di origine vegetale a base di Cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture). È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l’aggiornamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 e successive modificazioni e integrazioni. Sono, infatti, state aggiunge nella Tabella II, Sezione B del citato Decreto anche i medicinali di origine vegetale a base di Cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture). (Decreto del 23.1.2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 33 del 8.2.2013)
Commento NdR: ormai è chiara la deriva verso cui stiamo andando con questi governi… vogliono mettere la Medicine naturale fuori legge…..questi sono i risultati delle “tangenti” e/o pressioni, che le case farmaceutiche effettuano/pagano sui nostri politici……e sui dirigenti degli istituti chiamati impropriamente “enti a tutela”…. si, ma dei fatturati di Big Pharma….
Sentenza Italiana (Catania) assolutoria per uso personale di cannabis:
Marijuana, ‘buco’ nella Legge Fini-Giovanardi. Il giudice: “Coltivarla per sé non è reato” – 15/04/2013
Depositate le motivazioni della sentenza con cui il tribunale di Ferrara ha assolto due giovani finiti a processo per aver cresciuto 4 piantine di stupefacente in casa.
Il via libera arriva proprio dall’interpretazione restrittiva della contestata legge proibizionista: “Non raggiunte le caratteristiche dimensionali minime per un’efficacia drogante”
La coltivazione di marijuana per uso personale non è reato. E lo si può dimostrare attraverso una interpretazione restrittiva della stessa “Fini-Giovanardi”.
Proprio la norma più proibizionista che l’ordinamento italiano abbia conosciuto contiene tra le sue pieghe un via libera a chi, come in un recente caso esaminato dal tribunale di Ferrara, preferisce esercitare il pollice verde tra le mura domestiche piuttosto che scender in strada ad alimentare indirettamente il traffico di stupefacenti della malavita.
Lo dice a chiare lettere il giudice Franco Attinà nelle motivazioni alla sentenza con cui ha assolto due giovani arrestati e finiti a processo lo scorso 20 marzo per coltivazione di marijuana.
Nella loro abitazione i carabinieri trovarono 9 grammi e quattro piantine di marijuana, con tanto di materiale per la relativa coltivazione.
In sede di arringa difensiva l’avvocato Alberto Zaina del foro di Rimini aveva fatto presente che ci si trovava di fronte a un uso personale della coltivazione dello stupefacente, richiamando in questo senso una normativa del Consiglio d’Europa in favore della non punibilità della condotta.
In subordine Zaina avanzava un “sospetto di anticostituzionalità” dell’art 73 del dpr 309 del 1990 (la “Fini-Giovanardi” nel momento in cui punisce la coltivazione) “nel momento in cui equipara inopinatamente derivati della cannabis, oppiacei e cocaina”.
Il giudice Attinà è andato oltre, non rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale ma pronunciandosi direttamente con la formula assolutoria “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Nelle quattro pagine di motivazioni della sentenza 536 del 2013 viene ricordato come la “sostanza di proprietà dei due imputati fosse impiegata per uso personale”. E questo perché “hanno provato a coltivare le piante in proprio perché stanchi di doversi procurare per strada lo stupefacente, con i rischi connessi e con l’inconveniente di alimentare i traffici della malavita”.
Non c’era insomma dietro a quell’attività alcuna necessità economica che motivasse la volontà di vendere il ‘raccolto’. Il giudice poi si discosta da quello che è l’orientamento delle Sezioni Unite della Cassazione per il quale la coltivazione sarebbe sempre penalmente rilevante a prescindere dall’uso cui è destinato.
E nel farlo Attinà attinge all’esperienza di quello che avviene nella vita di tutti i giorni: le argomentazioni della Cassazione “non paiono aderenti alla realtà che nei palazzi di giustizia si sperimenta quotidianamente. Le quantità di stupefacenti in circolazione nella società italiana sono enormi, sicché quattro piantine coltivate in un appartamento da due giovani non possono aumentare in misura apprezzabile tale quantità. Anzi, l’assuntore abituale di stupefacenti – ove si rivolga ai traffici di strada per soddisfare il proprio bisogno – determina un aumento della domanda complessiva e quindi della quantità di sostanza che circola nella collettività”, evitando “di contribuire all’incremento dei traffici legati alla criminalità”.
Viene poi la legge specifica in materia, la “Fini-Giovanardi”, che nell’art. 73 con l’espressione “coltivazione” sembra designare “un’attività che non presenti certe caratteristiche dimensionali minime e non si attaglia agevolmente alla fattispecie di quattro piantine cresciute in vaso al’interno di un appartamento”.
Secondo Attinà “una interpretazione restrittiva del termine “coltivazione” appare poi necessaria alla luce del principio di offensività del reato: una volta che si individui il bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice nella salute pubblica, nell’ordine pubblico e nella sicurezza pubblica, non si può ritenere che soddisfi il requisito di tipicità una condotta che per il numero delle piante, il luogo di detenzione (chiuso e inaccessibile a terzi), la destinazione al consumo personale è del tutto inidonea ad offendere anche solo in termine di pericolo quei beni”.
Infine “la coltivazione deve avere ad oggetto sostanze stupefacenti e tale caratteristica non si può desumere dalla semplice tipologia di specie di pianta botanica”. Perché il reato sussista è necessario che “le piante presentino una quantità di principio attivo sufficiente ad esplicare un’efficacia drogante. Nel caso di specie nessun accertamento è stato fatto”.
“Riconoscendo l’uso personale – commenta l’avvocato Zaina -, il giudice aderisce alla prospettazione difensiva che richiamava sincronicamente la tesi dell’uso personale della coltivazione che è ammessa in Europa”.
By Marco Zavagli – Tratto da: ilfattoquotidiano.it
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Un’importante e attiva campagna per la riforma delle droghe ha caratterizzato il 2016 come un anno innovativo per la ricerca sulla comprensione di come le droghe psichedeliche possono essere utilizzate per contribuire a trattare una serie di malattie.
“E’ stato un grande anno per la ricerca psichedelica”, dice Amanda Feilding, direttore esecutivo della Beckley Foundation, think-tank che si occupa di ricerca sulle sostanze psicoattive e di politica sulla droga. Mentre la maggior parte dei medicinali devono essere presi regolarmente e ripetutamente per essere efficaci, le droghe “psichedeliche sembrano uniche nella loro capacità di produrre risultati duraturi dopo appena uno o due trattamenti”, ha spiegato descrivendo il processo come una “vibrazione profonda” nella mente.
Feilding ha provato la prima volta nel 1996 LSD su se stessa, ed e’ stata “un’esperienza dallo straordinario potere di alterazione della coscienza”, ed ha dedicato se stessa ad esplorare come l’alterazione della mente da parte delle droghe possa avere un beneficio per la societa’ se usata per curarsi, dispensata in un contesto medico.
Un recente studio pubblicato dalla Johm Hopkins University e dalla New York University sulla psilocibina -un ingrediente psichedelico contenuto nei funghi magici- ha dimostrato che la sostanza puo’ ridurre la depressione nei malati di cancro.
Ad aprile, la Beckley Foundation ha pubblicato il primo studio sulle immagini del cervello sotto gli effetti del LSD sulla rivista ‘PNAS’, mostrando che la parte del cervello che è correlato con il proprio ego è diminuita sotto il farmaco mentre la comunicazione tra altre reti si e’ espansa. Dimostrando che, sotto l’effetto delle droghe, parte del cervello correlata con il proprio ego diminuisce la comunicazione, mentre la stessa comunicazione con le altre reti viene espansa. Capire come l’apporto di sangue e l’attività neuronale siano affetti dal LSD potrebbe aiutare a sbloccare la droga per poterla utilizzare come un potente trattamento per affrontare depressione, ansia, dipendenza e OCD (Obsessive-Compulsive Disorder).
Un mese dopo, uno studio diverso ha mostrato che la psilocibina -ingrediente dei funghi- puo’ aiutare le persone nei trattamenti resistenti alla depressione.
La ricerca della Beckley Foudation e dell’Imperial Research Programm ha dimostrato che il 42% dei sintomi erano venuti meno dopo tre mesi in cui erano state usate le droghe psichedeliche.
In Usa, l’americana no-profit Multidisciplinary Association for Psychadelic Studies, sta valutando come la droga psicoattiva MDMA possa essere usata per aiutare nelle terapie contro il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder). Nel contempo, Katie Anderson, dottore ricercatrice in scienze applicata alla London Southbank University, sta cercando di capire come usarla nella terapia di coppia.
Le ricerche attualmente in corso includono un’indagine su come le sostanze psichedeliche possono trattare la dipendenza da nicotina, e promuovono la neurogenesi per aiutare chi e’ colpito da Alzheimer.
“Le droghe psichedeliche sembrano in grado di scuotere questa rigidita’ e riavviare la connessione tra diversi modelli positivi di pensiero e di comportamento”, dice Feilding.
Pur capendo che la gente ha paura delle droghe e ammettendo che possano essere oggetto di abuso e causare danni -assumere droghe psichedeliche in modo scriteriato puo’ provocare problemi mentali e ricorrenti allucinazioni- Feilding crede che sia sbagliato continuare a vietarle “perche’ quando c’e’ un desiderio, ci sara’ sempre il modo di procurarsele”. Per cui occorrerebbe arrivare ad una regolamentazione specifica ed un approccio con “senso comune”.
“Dobbiamo cambiare la loro classificazione in modo che la ricerca scientifica possa procedere senza eclatanti e molto ampi ostacoli, in modo che queste sostanze possano essere prescritte in modo appropriato”.
Inoltre, Feilding crede che sia realistico che le droghe psichedeliche siano utilizzate per trattamenti nel Sistema sanitario nazionale (NHS) e che i tabu’ rimangano fuori.
“Se la compassione per la sofferenza e per le persone malate sara’ superiore ai tabu’, credo che ci saranno dei vantaggi economici per il Sistema sanitario.
Le evidenze ci indicano che si puo’ ottenere di piu’ con una sessione con queste sostanze che non attraverso anni di psicoterapia”.
“Abbiamo anche raggiunto un punto di non ritorno di come le sostanze psichedeliche sono trattate dai media. Lo stigma che circonda la materia è sempre piu’ in calo, e un serio confronto sulle droghe psichedeliche non è più completamente un tabù. Il futuro è luminoso, se solo abbiamo intenzione di affrontarlo.”
By Kashmira Gander, pubblicato sul quotidiano The Independent del 21/12/2016)
Regolamentazione della Cannabis porta a diminuzione di mortalità negli incidenti stradali – 15/12/2016
La legalizzazione della cannabis – tra cui dispensari medici – è associata ad una riduzione delle vittime del traffico. Questo è quanto apprendiamo da un nuovo studio pubblicato dal Journal of Public Health.
Utilizzando i dati tra il 1985-2014 del Fatality Analysis Reporting System , i ricercatori “hanno esaminato l’associazione tra le leggi sulla cannabis medica e gli incidenti stradali in modelli di regressione multilivello con il controllo per le tendenze secolari contemporanee.”
Hanno esaminato questa associazione “separatamente per ciascuno Stato”, ed hanno anche” valutato l’associazione tra i dispensari della marijuana e gli incidenti stradali “.
Lo studio ha trovato che “in media, gli stati con leggi sulla cannabis medica legale avevano tassi di mortalità di traffico inferiori rispetto agli stati senza alcuna regolamentazione.
Le leggi sulla marijuana medica sono state associate con riduzioni immediate degli incidenti stradali in quelli di età compresa da 15 a 24 e da 25 a 44 anni, e con ulteriori riduzioni annuali graduali in quelli di età da 25 a 44 anni. ”
I ricercatori notano che “i risultati specifici di ciascun stato hanno mostrato che 7 stati hanno registrato una riduzione del traffico di mortalità in quelle di età compresa tra i 25 ei 44 anni.”
Lo studio conclude che; “ Sia le leggi sulla legalizzazione ed i dispensari medici sono stati associati con una riduzione negli incidenti stradali, soprattutto tra quelli di età compresa tra 25 e 44 anni. L’Analisi specifica di ciascun Stato ha mostrato eterogeneità della associazione, suggerendo moderazione da altri fattori locali. Questi risultati potrebbero influenzare le decisioni politiche sulla promulgazione e su come debba essere la loro applicazione. “
Secondo Silvia Martins, autore principale dello studio, la diminuzione è probabilmente associata ad una diminuzione del consumo di alcol.
“Abbiamo trovato la prova che indica come gli stati con le leggi sulla marijuana rispetto agli stati che non le hanno fatte hanno riferito, in media, più bassi tassi di driver alla guida dopo aver bevuto troppi drink”, ha detto Martins in un comunicato stampa.
Lo studio è stato condotto presso Mailman School of Public Health della Columbia University.
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Come funziona il CBD nel corpo umano: cosa succede all’interno dell’uomo dopo l’assunzione di CBD:
Per comprendere gli effetti del cannabidiolo (CBD) a stomaco vuoto rispetto a dopo una dieta, dobbiamo prima comprendere alcune nozioni di base su “Come funziona il CBD sugli esseri umani?”. Capiremo anche la biodisponibilità del CBD, il che significa quanto velocemente il CBD inizia ad agire sulla mente umana e quanto CBD raggiunge il flusso sanguigno dall’assunzione totale.
Il CBD ha generalmente pochissima biodisponibilità; una forma comune di CBD fornisce in genere una biodisponibilità tra il 6 e il 12% dell’assunzione totale. Significa che una grossa fetta dell’assunzione di CBD viene “sprecata” poiché il corpo la scompone ancor prima che inizi a darci risultati. Questo processo è anche chiamato “effetto di primo passaggio”. Con queste informazioni, possiamo concludere che il CBD deve passare attraverso il nostro sistema digestivo prima di essere elaborato (sprecato) dal fegato umano. Spreco di oltre l’80% di assunzione di CBD accade quando il corpo lo scompone in oltre 100 metaboliti diversi ed espelle gran parte del CBD consumato anche prima che raggiunga il flusso sanguigno.
Questa biodisponibilità risultante del Cannabidiolo consumato è la ragione per cui potremmo aver bisogno di assumere più dosi per ottenere il beneficio dai prodotti CBD e raggiungere l’effetto desiderato.
Cosa succede all’interno del corpo umano quando il CBD viene assunto con o senza stomaco vuoto?
Lo sai che il 90% del CBD viene sprecato anche quando assumiamo la forma più pura? Questo perché solo il 10% entrerà nel nostro flusso sanguigno. L’ingestione di oli ad alto contenuto di grassi può aiutare a ridurre questo divario (anche perché i prodotti CBD sono combinati con oli ad alto contenuto di grassi).
Un team di farmacologi dell’Università del Minnesota ha esaminato come l’assunzione del CBD a stomaco pieno influisca sull’assorbimento . In primo luogo, i ricercatori hanno fatto in modo che i soggetti (esseri umani) andassero avanti velocemente e consumassero CBD il giorno successivo. Se prendi il CBD a stomaco pieno, il CBD rimarrà nelle tue viscere più a lungo, dandogli più tempo per essere consumato! Inoltre, se la tua dieta è ricca di olio, il corpo cercherà di raccogliere gli oli e il CBD avrà maggiori possibilità di essere raccolto insieme agli oli. È quanto scoperto dai ricercatori dell’Università del Minnesota.
Tuttavia, questo non significa che devi mangiare una pizza con doppia esplosione di formaggio o condimenti aggiuntivi di formaggio dalla tua cucina. È solo che è probabile che l’effetto del CBD sia circa cinque volte maggiore se fai un pasto ricco di olio circa mezz’ora prima di consumare CBD. Si spera che questo risponda alla tua domanda principale se assumere CBD a stomaco vuoto o meno.
Con questa felice notizia, ora puoi mangiare deliziose caramelle gommose al CBD per soddisfare le tue papille gustative. Quindi, per preparare la tua mente e il tuo corpo per un eccellente sonno tranquillo durante la notte, puoi ordinare gomme al CBD per il riposo che sono disponibili in gusti e tipi assortiti. Per dire addio ai problemi di sonno, dai un’occhiata alle caramelle gommose CBD a spettro completo e vai in un negozio o ordina i tuoi preferiti da un distributore affidabile Se vuoi avere CBD in modo conveniente o un giorno se esaurisci le dosi, mangiare bene prima che il CBD ridurrà probabilmente il dosaggio richiesto come nella ricerca citata sopra, il primissimo gruppo di partecipanti ha mostrato una concentrazione di plasma fino a 14 volte superiore. Hanno seguito una dieta raffinata prima del consumo di CBD.
Quanto CBD è sufficiente?
Sia che si consumi CBD a stomaco vuoto o dopo aver mangiato, una domanda comunemente posta e spesso non chiara è il dosaggio del CBD.
L’opzione più semplice e migliore è consumare CBD in dosi più basse e multiple piuttosto che in un dosaggio pesante. Gli effetti variano da persona a persona, che dipende dall’individuo, da come lo consumano, dalla potenza e da quanto viene ingerito. Dopo pochi giorni, saprai quale schema di dosaggio ti offre la migliore esperienza complessiva. Una volta terminato un piccolo dosaggio, sarai in grado di auto-analizzare se optare per più caramelle gommose infuse con CBD o meno.
È sicuro combinare i prodotti CBD?
Sì, per la maggior parte delle persone in genere è totalmente! Cioè, finché presti attenzione al tuo corpo e non esageri, sei bravo a mescolare i prodotti. Ma sii un po’ più cauto riguardo ai possibili effetti collaterali e al dosaggio. Alcune persone trovano che combinare diversi prodotti CBD sia più vantaggioso e che fornisca risultati piuttosto che attenersi a un prodotto, mentre altri hanno i risultati opposti.
Sommario/Conclusione:
Mentre potrebbe non esserci alcun danno nell’assunzione di CBD a stomaco vuoto, si traduce in una bassa biodisponibilità. Pertanto, se stai assumendo le caramelle gommose al CBD a stomaco vuoto, ti consigliamo di evitarlo, poiché potresti aver bisogno di un dosaggio più elevato per ottenere i risultati desiderati che sono più costosi. Anche se non segui una dieta ricca di oli prima di assumere il CBD, fare un pasto semplice aumenterà anche la biodisponibilità con una notevole differenza.
By Alexandra Doherty, blogger e sostenitrice della salute.
Fonti:
https://ministryofhemp.com/blog/best-cbd-gummies/
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/epi.16093
https://news.gallup.com/poll/263147/americans-say-cbd-products.aspx
https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/can.2015.0012
dr. Jean Paul Vanoli – Giornalista Investigativo da 40 anni specializzato in Sanità, Medicina naturale e Bioelettronica
– Consulente di https://pub.mednat.news/curriculum.htm – https://pattoverascienza.com – info@mednat.news
– Curatore, Tutore, Notaio, Trustee del TRUST estero: VANOLI GIOVANNI PAOLO (VANOLI G.P. – VGP)
– Human Rights Defender ONU/A/RES/53/144 1999
– Difensore dei Diritti dei Batteri e Virus, cioè della Vita/Natura in genere